Da Forbes, il peggio dei manager 2011

di Carlo Lavalle

5 Gennaio 2012 10:00

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La rivista Usa Forbes ha elencato i manager del mondo che più di tutti hanno creato problemi alla propria azienda e alla collettività.

Quali sono i manager che hanno dato il peggio di loro nel 2011? Forbes, che per la sua valutazione ha consultato docenti e consulenti in campo manegeriale, passa in rassegna dieci CEO le cui azioni nell’anno in corso hanno provocato problemi di proporzioni colossali.

Nella top ten redatta dalla rivista statunitense si comincia quest’anno con Masataka Shimizu, presidente e amministratore delegato della Tokyo Electric Power Co., la più importante azienda elettrica giapponese nota come Tepco, responsabile della disastrosa gestione della centrale nucleare di Fukushima.

Anche William Weldon della Johnson & Johnson fa parte dell’elenco dei peggiori per non aver tolto dalla circolazione beni richiamati e per non aver rimosso agenti chimici cancerogeni, segnalati da associazioni dei consumatori e ambientaliste, in alcuni prodotti per bambini destinati alla vendita negli Stati Uniti.

Tra i menzionati da Forbes c’è pure Rupert Murdoch, capo di News Corporation, gruppo mediatico di rilevanza mondiale. La sua colpa? Quella di aver affrontato con arroganza lo scandalo che ha costretto a chiudere il tabloid storico “News of the World” in quanto coinvolto in una vicenda di intercettazioni illegali a danno di vittime di attentati e omicidi per carpire informazioni buone per scoop giornalistici.

Altre stelle del peggio manageriale sono Michael Lazaridis e Jim Balsillie di Research in Motion, azienda produttrice di dispositivi wireless, Reed Hastings, CEO di Netflix, Léo Apotheker di Hewlett Packard, Jon Corzine, CEO di MF Global e Brian Moynihan, CEO di Bank of America.

Quest’ultimo ha meritato di essere inserito nella lista di Forbes grazie alla sua decisione di addebitare una commissione di 5 dollari al mese sulle carte Bancomat, cosa che ha scatenato la reazione dei consumatori americani doppiamente indisposti dalle rivelazioni sui benefici finanziari ottenuti dalla banca da parte dell’amministrazione federale statunitense.

Il presidente Obama ha criticato la misura parlando di cattiva pratica commerciale, il che ha indotto Brian Moynihan a fare marcia indietro eliminando l’addebito. Ciò non ha contribuito certo a rialzare il prestigio di Bank of America i cui titoli azionari sono crollati in pochi mesi scendendo da un valore di 15 a 5 dollari.