L’economia italiana sprofonderà in recessione nel corso del prossimo biennio. A dirlo è il Fondo Monetario Internazionale, che nel suo periodico monitoraggio sullo stato di salute delle economie nazionali, ha ribadito come le stime di crescita tricolori vadano riviste in sensibile ribasso nel breve e nel medio termine.
A parziale consolazione è tuttavia possibile osservare come la scelta di tagliare le stime di sviluppo della produzione interna lorda abbia riguardato tutti i Paesi dell’Eurozona, in maniera più o meno significativa. Semplice riscontrare il novero delle determinanti che hanno condotto il Fmi a compiere una simile sforbiciata: “La ripresa globale è minacciata dalle crescenti tensioni nell’area dell’Euro” – si legge nel comunicato, anticipato dall’Ansa. Instabilità della valuta unica europea (ma, a ben vedere, soprattutto delle finanze pubbliche sottostanti) che è indicata come principale ragione del deterioramento delle prospettive economiche, anche italiane.
Allargando gli orizzonti dalla Penisola al resto del mondo, il Fondo Monetario Internazionale rileva dapprima una lieve recessione dell’intera Eurozona, e poi un auspicio di crescita pari al 3,3% per l’intera economia mondiale, con un’accelerazione al 4% nel successivo 2013. Proporzioni che sono state riviste in significativo ribasso, considerato che appena pochi mesi fa l’istituzione monetaria aveva predetto una crescita economica mondiale del 4% per il 2012 e del 4,5% nel 2013.
In questo secondo ordine di analisi, la contrazione del ritmo di crescita internazionale non può essere unicamente ricondotto alle cattive performance dell’Eurozona. “Anche la crescita dei Paesi emergenti e in via di sviluppo” – si leggeva pochi giorni fa nella nota del Fondo – “rallenterà a causa del peggioramento dell’ambiente economico esterno e dell’indebolimento della domanda interna”.
Ma come invertire la pericolosa tendenza globale? Il Fondo sembra avere una ricetta: “La più immediata sfida politica è di ristabilire la fiducia e di mettere fine alla crisi dell’area Euro sostenendo la crescita”, mediante aggiustamenti di bilancio, contenimento delle ristrettezze delle politiche creditizie bancarie e concessione di maggiore liquidità. Più facile a dirsi, che a farsi.