Canone Rai sui pc: la protesta sbarca su Twitter

di Teresa Barone

21 Febbraio 2012 16:30

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Dopo la protesta contro il canone Rai per pc, l'azienda televisiva precisa che "vale solo per gli apparecchi adattati alla ricezione dei canali".

Non si placa la polemica sull’obbligo di pagare il Canone Rai esteso anche agli imprenditori e ai professionisti in possesso di PC, tablet, smartphone e perfino strumenti di videosorveglianza che siano in grado di ricevere un segnale televisivo: otre alle denunce da parte delle associazioni di categoria, infatti, la polemica coinvolge anche i social network e Twitter in particolare.

La televisione di stato, infatti, ha fatto recapitare un’ingiunzione a circa 5 milioni di imprese con la richiesta di versare la tassa prevista per: “Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento“, stando al contenuto del Regio decreto 246 del 1938. Dopo le proteste, ecco una mezza marcia indietro: in una nota, l’azienda televisiva precisa che “il mero possesso dei computer e delle altre apparecchiature non comporta il pagamento del canone speciale”. L’obbligo sarà solo per “gli apparecchi adattati alla ricezione effettiva dei canali televisivi”.

Usando una terminologia più attuale, esiste un Canone Rai definito speciale che in un primo momento sembrava destinato alle imprese e ai lavoratori autonomi che avevano a disposizione un dispositivo multimediale.  A raccogliere le proteste degli imprenditori e a denunciare prontamente questo tributo, mettendone in evidenza l’assurdità, è stata innanzitutto Rete Imprese Italia attraverso una  missiva diretta sia al Presidente del Consiglio sia al Ministro Passera: “Le somme previste vanno da un minimo di 200 euro fino a 6mila euro all’anno. Una richiesta assurda tanto più se si considera che il governo spinge proprio sull’ informatizzazione per semplificare il rapporto tra imprese e Pubblica Amministrazione“.

A essere messa in discussione, tuttavia, è soprattutto la volontà di applicare la riscossione di questo tributo non solo in un momento moto delicato per le imprese italiane, ampiamente messe in ginocchio dalla crisi economica, ma anche contemporaneamente all’avvio di una politica di semplificazioni mirata a potenziare l’utilizzo delle tecnologie all’interno delle imprese, anche per colmare un divario che allontana la penisola da quanto avviene nel resto dell’Europa.

Secondo Confartigianato, inoltre, la finalità del versamento è abbastanza ambigua, e non è per nulla chiaro se sia effettivamente destinato a tutte le aziende o solo ai professionisti che sfruttano gli strumenti informativi per scopi commerciali, in riferimento alla forma di pubblicità nota come “segnaletica digitale” e relativa all’utilizzo degli schermi per trasmettere e diffondere messaggi promozionali, come sottolinea Marco Valenti: “La lettura del bollettino suscita dubbi interpretativi. Stiamo cercando di chiarire se la tassa verrà applicata a tutte le aziende in possesso di PC, indipendentemente dall’utilizzo svolto, o se interessi solo coloro che sfruttano il Digital Signage per veicolare messaggi pubblicitari mostrati ai destinatari attraverso schermi elettronici, i cui contenuti possono spaziare da semplici immagini statiche a video in movimento“.