Costa Crociere, rischi per l’economia italiana

di Andrea Barbieri Carones

1 Marzo 2012 11:30

logo PMI+ logo PMI+
Le difficoltà di Costa Crociere rischiano di ripercuotersi sull'economia italiana: non solo quella turistica ma anche quella cantieristica e portuale.

Costa Crociere è nella bufera. E non solo dal punto di vista della navigazione ma anche in quello della gestione di questa grande azienda da 18mila dipendenti e 2,5 miliardi di euro di fatturato divenuta holding alla fine degli anni Settanta, dal 1989 quotata alla Borsa di Milano e dal 1997 parte del gruppo statunitense Carnival crociere.

Ora, Costa Crociere pensa a una virata decisa puntando a cambiare il marchio per rilanciare il gruppo alle prese con un crollo di immagine provocata prima dal naufragio della Concordia all’isola del Giglio a fine gennaio e poi dall’avaria della Allegra nel mezzo dell’Oceano Indiano in questi giorni.

Naturalmente questa misura non è certo facile, dato che si andrebbe a modificare un brand attivo sotto questo nome fin dal 1854 nel settore della navigazione. Tuttavia, i dati di Borsa sono negativi e suggeriscono per lo meno un cambio di rotta non solo per le 14 navi in servizio (più un’altra in arrivo) ma per l’intera azienda, che in questi giorni sta facendo fronte a una diminuzione delle prenotazioni “di un range compreso tra il 15 e il 22%” come ha riferito Roberto Corbella, presidente Astoi (l’associazione dei tour operator italiani).

Ma quanto successo potrebbe avere un impatto negativo su tutto il comparto crocieristico, anche di altri marchi, oltre che per l’immagine del made in Italy. Ma l’impatto negativo sarà anche su molte altre aziende italiane a iniziare da Fincantieri, che si occupa della costruzione di queste navi. Ma anche di altre aziende italiane, a iniziale da quelle portuali che ogni anno accolgono circa 1 milione di passeggeri in partenza con le navi Costa.

Intanto il Seatrade di Miami – la più grande manifestazione crocieristica al mondo, che si terrà dal 12 al 15 marzo – dirà qualche cosa di più sulle strategie del gruppo Carnival e di Costa in particolare, mentre il CEO Pier Luigi Foschi si è affrettato a dire che “la compagnia è molto solida dal punto di vista finanziario e non c’è alcun rischio di fallire”.

Intanto è trapelata la notizia che Carnival potrebbe spostare la sede Costa da Genova all’estero, che darebbe un colpo non indifferente all’economia ligure, già alle prese con i problemi della crisi generale. Uno studio del Politecnico di Milano ha infatti mostrato che l’azienda, oltre a rappresentare il più grande gruppo turistico italiano è la compagnia crocieristica numero 1 in Europa (comprende anche il marchio tedesco Aida e quello spagnolo Iberocruceros”. Con un piano di investimenti nel periodo 2000-2016 di 11 miliardi di euro, genera un impatto economico sull’economia italiana di oltre 2,2 miliardi, fra cui 228 milioni di spesa diretta nella sola Liguria. Nel porto di Savona ha investito 3,6 milioni nel Palacrociere e ha iniziato a investirne altri 9 nel suo raddoppio.

Tornando a Fincantieri, tra il 2003 e il 2009 Costa ha fatto costruire 5 navi pari a un investimento di 2,3 miliardi, cui si aggiungono altri 23 milioni utilizzati per la manitensione delle navi in vari cantieri liguri.