Sono passati oltre tre anni e mezzo da quando Lehman Brothers entrò nella piattaforma giuridica del Chapter 11. L’istituto di credito, fallito durante le difficoltà del 2008, è ora uscito dall’amministrazione controllata, affermando che inizierà a rimborsare i creditori con decorrenza 17 aprile 2012: una mossa che permetterà quindi alla società di potersi riavvicinare alla chiusura del triste capitolo del suo declino, conclusosi con il default e con l’avvio della crisi finanziaria globale.
A quasi 1.300 giorni di distanza da quel crack, di storica portata, Lehman Brothers è ora pronta a distribuire ai creditori 65 miliardi di dollari: un ammontare significativo di denaro, che tuttavia è ben poca cosa rispetto alle richieste avanzate dagli stessi (300 miliardi di dollari).
Al di là di questo non certo trascurabile gap tra l’offerta di Lehman Brothers (considerata dai giudici quale l’unica possibile) e quanto preteso dai creditori, soddisfazione evidente è stata diramata dalla Holding che controlla il marchio, che in una nota si è detta “fiera” di poter annunciare l’uscita di Lehman dal Chapter 11, e l’inizio della parte finale della distribuzione dei fondi ai creditori.
Il gruppo newyorkese il 15 settembre 2008 aveva dichiarato di volersi avvalere del Chapter 11, la legge americana in materia di procedura fallimentare, annunciando di fatto di divenire protagonisti della più grande bancarotta della storia degli Stati Uniti d’America. I debiti bancari del gruppo erano pari a circa 610 miliardi di dollari, oltre a 155 miliardi di dollari di titoli obbligazionari.
Tecnicamente, il denaro rilevato per poter soddisfare parzialmente le pretese dei creditori è frutto della vendita, al miglior offerente, degli immobili e delle altre attività possedute dalla società prima del fallimento. L’azienda avrebbe così racimolato circa 30 miliardi di dollari immediatamente disponibili, cui vanno sommati altri introiti che i sette nuovi direttori che stanno curando questa fase terminale di Lehman Brothers hanno avuto modo di pianificare nel breve termine.
Ma i responsabili del tracollo, che fine hanno fatto? Nel bene e nel male, i vertici della banca americana non hanno avuto molte difficoltà a riciclare la propria figura professionale in altre aziende del comparto (come avvenuto per Richard Fuld, ex amministratore delegato della banca, che ora opera nella stessa New York in un hedge fund). Ai creditori rimane invece l’amaro in bocca per una pretesa che non verrà mai integralmente soddisfatta, mentre gli strenui difensori della condotta manageriale di Lehman continuano a pensare che la banca sia stata utilizzata dal governo americano quale capro espiatorio.
Al di là della verità – che, nelle peggiori tradizioni, non verrà mai a galla – sembra che il definitivo funerale del marchio sia veramente prossimo.