Confindustria: occupazione in calo, ripresa lontana

di Teresa Barone

27 Marzo 2012 06:30

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Pil meno 1%, tasso di disoccupazione in crescita e aziende in difficoltà: secondo Confindustria la ripresa del Paese è ancora lontana.

Dal Centro Studi di Confindustria arrivano previsioni poco rassicurati sull’andamento dell’occupazione nel primo trimestre del 2012: complice il Pil – arretrato dell’1% – e la recessione che perdura e non abbandonerà l’Italia almeno fino alla prossima estate, anche il mercato del lavoro continua a mostrare cifre negative.

Le stime elaborate da Confindustria illustrano quindi una crisi occupazionale destinata a diventare più profonda, nonostante alcuni blandi segnali di ripresa che, come sottolinea anche il premier Mario Monti, non devono destare troppe aspettative: “Per il 2012 non vi prometto crescita, ma meno recessione. Non è tempo di alimentare illusioni perché l’emergenza non si risolve in un anno“.

Il tasso di disoccupazione nella penisola relativo al mese di gennaio presenta un incremento pari al 9,2%, mentre guardando alle cifre dell’Eurozona il 10,7% rappresenta senza dubbio un massimo storico. In Italia, inoltre, ad aumentare sono state anche le ore di cassa integrazione straordinaria (+49,1% ), dato che si aggiunge ai precedenti tracciando un quadro abbastanza pessimistico per i mesi a venire: “L’occupazione è destinata a diminuire perché le imprese sono costrette a recuperare produttività a fronte della nuova recessione“.

Confindustria ribadisce come, almeno a breve termine, non si possa parlare di ripresa, e come questa prospettiva sia confermata dall’analisi delle attese monitorate nelle aziende nazionali attive nel settore industriale. La fine della crisi economica, quindi, è ancora molto lontana, sebbene siano in molti a sostenere – come il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera – che il Paese non si trova più in una situazione di piena emergenza.

Cosa può fare la riforma del lavoro fresca di approvazione? Nuovi posti di lavoro e nuove prospettive occupazionali non possono arrivare dalla riforma, stando almeno a quanto ha affermato il segretario generale della Cgil Susanna Camusso: “Fare regole non crea un posto di lavoro che sia uno. La crescita è sempre la ‘fase dopo’ e intanto arretriamo“.