Google annuncia di aver chiuso il primo trimestre dell’anno con ricavi a quota 10,65 miliardi di dollari, con un incremento del 24% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e con un utile netto pari a 2,89 miliardi di dollari (+61% su base annua).
I risultati conseguiti dal motore di ricerca più famoso del mondo sono stati superiori alle attese degli analisi, tanto da indurre il consiglio di amministrazione della compagine societaria a dar seguito a uno split azionario, ovvero all’assegnazione – sotto forma di dividendo – di una nuova classe di titoli senza diritto di voto, molto simile alle nostre azioni di risparmio.
Gli stakeholder della società statunitense hanno così potuto assistere a una duplice sorpresa: la prima, relativa al boom di utili che conferma la straordinaria redditività della società, e la lungimiranza delle sue precedenti scelte strategiche; la seconda, relativa a un’operazione di variazione della propria struttura patrimoniale, con il licenziamento di una nuova serie di titoli azionari, che verranno assegnati in misura pari al numero di azioni ordinarie possedute dagli attuali soci.
Con l’attribuzione di questo dividendo speciale Google riesce in tal modo a soddisfare le attese dei propri investitori, cogliendo altresì l’occasione per garantir loro una maggiore remunerzione, senza intaccare la partecipazione nella vita amministrativa della società (le azioni di nuova emissione oggetto dello split non saranno infatti titoli ordinari, poiché privi del diritto di voto in assemblea ordinaria).
Per quanto riguarda gli altri elementi economici dell’attività di Google, la società ha altresì dichiarato un EPS adjusted pari a 10,08 dollari per azione, contro consensus di 9,64 dollari per azione. Una redditività confermata anche dai risultati intermedi, che sembrano ribadire la correttezza delle scelte strategiche non solamente legate al prodotto di punta – il motore di ricerca – ma quanto altresì nei confronti di YouTube, di Chrome e di Android.
Notizie, quelle provenienti da Google, che fanno il paio con l’atteso sbarco di Facebook sui listini del Nasdaq, e con l’incremento continuo del valore di capitalizzazione da parte di Apple. Tre sintomi di un rinnovato interesse nei confronti delle società della web economy, per le quali il 2012 potrebbe davvero essere un anno borsistico indimenticabile.