Che l’introduzione della nuova tassa sugli immobili risulti sgradita alla maggioranza dei contribuenti non è una novità, ma se al danno si aggiunge la beffa, ecco che un altro (doloroso) tassello va a inserirsi nel quadro generale di polemiche e malcontenti.
Le rate per pagare l’IMU dovrebbero passare da 2 a 3, come contenuto nell’emendamento che dovrebbe essere presentato al decreto legge sulle semplificazioni fiscali. Resta confermata la prima scadenza del 18 giugno, mentre le altre due potrebbero essere il 17 settembre e il 17 dicembre, con una ripartizione della cifra in parti uguali, fermo restando che l’ultima rata potrebbe variare in base all’ammontare dell’aliquota decisa dai Comuni, che potranno aggiungere o togliere fino al due per mille rispetto all’importo standard (4 per mille) stabilito a livello nazionale.
Intanto continua la polemica sul provvfedimento emanato dalle Commissioni Bilancio e Finanze del Senato che, di fatto, svincola le fondazioni bancarie a pagare questa tassa sugli immobili. Per questo, da più parti si definisce tale misura come “populistica”, per una sua volontà di tutelare gli interessi degli istituti di credito a scapito di quello generale. Facile intuire che dietro una simile decisione pesi, in maniera clamorosa, l’odiosa formula di “disparità fiscale”, nell’evidenza di situazioni diametralmente opposte.
Alcuni esempi? L’obbligo per gli anziani ospitati in case di riposo di corrispondere l’Imu, tramite un’aliquota applicata alla “seconda casa” qualora avessero dislocato la residenza nei ricoveri. Non solo, l’imposta tocca agli orfani privi di sostentamento (che hanno ereditato una casa di proprietà, magari con aggravio d’ipoteca), fino agli ex salariati che, colpa la crisi, hanno perso il lavoro; ancora, l’estensione riguarderebbe case inagibili, stie per polli e fienili. Insomma, l’Imu compete proprio a tutti, tranne che alle banche, “associazioni benefiche” no profit, secondo l’espediente applicato dai senatori Commissioni Bilancio e Finanze.
In effetti, la definizione è corretta anche dal punto di vista giuridico, per quanto, tre anni fa, fu proprio la Corte Costituzionale a palesare più di una perplessità sulla presunta parificazione fra fondazioni bancarie ed enti no profit, tout court.
Poco importa se le 88 “fondazioni bancarie”, presenti su territorio nazionale, incassino milioni di euro fra operazioni e interessi.
Intanto, Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri, associazione delle fatidiche 88, ha smentito quanto fino a oggi scritto: le fondazioni bancarie pagheranno l’Imu sui loro edifici, eccezion fatta per il 2% del patrimonio immobiliare devoluto alle attività di tipo sociale.