Sergey Brin, co-fondatore e CEO di Google, ha diramato importanti dichiarazioni che fanno ben comprendere quale sia lo stato di salute odierno del Web: Internet è in grave pericolo, specialmente se si prendono in considerazione i principi di trasparenza e di accesso universale alla base della creazione della Rete oltre trent’anni fa.
In occasione di unintervista rilasciata al The Guardian, Sergey Brin ha spiegato quelle che a suo parere sono le minacce di Internet: vi sono attualmente forze molto, troppo potenti schierate contro la libertà del Web in tutto il mondo. Innanzitutto, punta il dito contro quei governi che cercano di controllare gli accessi al Web e le comunicazioni tra i cittadini; in particolare, chiama in causa la Cina, l’Iran, la Siria, la Corea del Nord e l’Arabia Saudita, dove viene imposta ancora oggi una pesante censura al Web.
La libertà della Rete viene poi minacciata e ostacolata dall’industria musicale e cinematografica, che è appoggiata dai politici di alcuni paesi, Italia inclusa, e dalle loro proposte di legge considerate dall’amministratore delegato di Google come parecchio discutibili. Le leggi anti-pirateria non sarebbero dunque strutturate nel giusto modo e anzi costituirebbero un grosso tentativo di ostacolare Internet e la sua libertà, specialmente legislazioni come SOPA e PIPA che hanno sollevato le proteste di blogger e giornalisti di tutto il mondo.
Brin critica anche Apple e Facebook, poiché le loro applicazioni software delimitano aree chiuse e diventano spazi invisibili ai motori di ricerca. Di Facebook dice che «bisogna giocare con le loro regole che sono davvero restrittive», e anzi aggiunge che lui insieme a Larry Page, altro co-fondatore dell’azienda di Mountain View, non sarebbero mai riusciti a creare Google “in una Rete Internet dominata da Facebook”. “Con tutte queste regole, l’innovazione rischia di essere limitata”, ha sottolineato Brin. “C’è tanto da perdere con i sistemi recintati. Ad esempio, tutte le informazioni contenute nelle applicazioni. Questi dati non sono rintracciabili dai crawler del web. E quindi l’utente non li può cercare”.