Con un giro d’affari che ruota intorno ai 344 milioni di euro, ha preso il via a Milano il Salone del Mobile 2012, vero e proprio punto di riferimento internazionale nel settore degli arredi per la casa, e strumento dell’industria relativa, che in tale evento trova uno dei principali strumenti di promozione su scala mondiale.
La manifestazione nasce nel 1961 al fine di supportare attivamente le esportazioni italiane di mobili e di complementi d’arredo, e ben presto – a distanza di appena sei anni – diviene appuntamento internazionale. Nel corso degli anni il Salone del Mobile vede rapidamente accrescere la propria importanza, fino a giungere ai massimi livelli del comparto globale, senza uguali al mondo, e con oltre 21mila novità presenti nella sola edizione in corso.
Dai grandi nomi alle novità emergenti, il Salone del Mobile rinnova le proprie strutture espositive alla Fiera di Rho, con numerosi eventi in calendario (tra le quali la libera prova delle biciclette di Dolce e Gabbana in via della spiga). Tra i brand di maggiore spicco nell’edizione 2012, Fendi Casa, Versace, Missoni, Agatha Ruiz de la Prada, Blumarine, Salvatore Ferragamo, Enrico Coveri Living e tante altre maison.
In merito, di particolare interesse sembra inoltre essere la positiva invasione del settore da parte dei marchi più noti del mondo della moda: un segnale di come l’arredamento della casa stia diventando sempre più oggetto di moda e funzionalità, rispetto alle precedenti visioni del segmento.
A proposito di numeri, ad ogni modo, sono oltre 2.500 gli espositori con stand visitabili fino al 22 aprile: un tentativo, quello della folta schiera di partecipanti, per invertire la tendenza di molti di loro, che hanno visto il proprio fatturato diminuire nel corso degli ultimi mesi. I dati relativi alle ultime statistiche sull’andamento consuntivo di settore evidenziano una flessione del business interno pari a 9,7 punti percentuali, fortunatamente controbilanciato con un incremento di 4,3 punti percentuali nel business internazionale: un elemento che supporta le convinzioni di chi ritiene oramai strada indispensabile quella della diversificazione geografica, con particolare privilegio per i mercati maggiormente emergenti.