Come era ampiamente prevedibile, la giunta di Confindustria perviene all’approvazione del programma con una evidente spaccatura interna, che rischia di aprire una fase gestionale tutt’altro che semplice per il nuovo presidente Giorgio Squinzi. Anche se rispetto alla votazione di un mese fa, Squinzi può vantare su un numero di industriali propri sostenitori sicuramente maggiore, è altrettanto vero che la fronda di oppositori guidati da Bombassei appare tutt’altro che ridotta o scarsamente determinata.
Ad ogni modo, si parta dai numeri: la squadra di Squinzi è stata votata da 102 industriali, con 20 astenuti e 20 contrari (186 erano gli aventi diritto). Un mese fa il divario era stato più contenuto (Squinzi aveva avuto l’appoggio di 93 componenti, contro gli 82 oppositori), ma il paragone è scarsamente efficace, almeno in questo caso. Semmai, piuttosto che l’allargamento del gap tra i pro e i contro Squinzi, appare piuttosto emblematico il crescente numero di persone che, pur avendone diritto, non hanno voluto partecipare alla votazione, in chiaro segno di disaccordo per uno scontro che rischia di lacerare Confindustria.
Stando a quanto riportano le prime indiscrezioni rilanciate a mezzo stampa, a favore di Squinzi si sarebbe manifestato un importante gruppo di rappresentati del Veneto, che solamente all’ultimo momento avrebbero deciso di sostenere il presidente designato, suscitando lo sdegno di chi stava dall’altra parte. Rumors a parte, i dati consolidati e ufficiali ci forniscono la presenza di 11 vicepresidenti e 5 responsabili di comitati tecnici. Le relazioni industriali saranno gestite da Stefano Dolcetta, lo sviluppo economico da Aurelio Regina, la ricerca e l’innovazione da Diana Bracco, le politiche regionali e la semplificazione da Gaetano Maccaferri, l’organizzazione da Antonella Mansi, le reti di impresa da Aldo Bonomi, l’education da Ivan Lo Bello, il centro studi da Fulvio Conti, il mezzogiorno da Alessandro Laterza. Ancora, saranno presenti in qualità di vice presidenti di diritto Vincenzo Boccia per la piccola industria e Jacopo Morelli per i giovani imprenditori.
Nonostante la spaccatura si sia palesata in maniera piuttosto netta, da più parti sono giunte dichiarazioni di intenti e auspici di unità. In tal senso si possono leggere le dichiarazioni di Mauro Moretti, delle Ferrovie dello Stato, che ha affermato come la spaccatura (definita con la presenza di “idee diverse e legittime in un momento di difficoltà”) si sia ricomposta, e quelle più entusiaste di Paolo Scaroni, Eni, (“Viva la Confindustria unita”).
Davvero difficile, a questo punto, prevedere cosa accadrà nei prossimi mesi nel viale dell’Astronomia.