Un solo punto percentuale potrebbe apparire come un dato insignificante, ma non è così: ad aprile, l’indice sulla fiducia delle imprese tedesche, rilevato dall’Ifo, è salito da quota 109,8 a 109,9. Un fatto importante, prendendo atto che si tratta del sesto incremento consecutivo da settembre a questa parte e che rafforza il gap col resto d’Eurozona dove le imprese, nella mancata crescita, scontano un debito pubblico gigantesco.
“Testardamente”, sottolinea un analista dell’Unicredit, l’indice rimbalza sopra le medie riscontrate negli ultimi dieci anni (103,9), con un + 0,1%, nel parametro complessivo conferito all’evoluzione propizia della situazione attuale, in un criterio di giudizio che sale a quota 117,5.
Il risultato non si stabilizza entro i confini nazionali, ma va direttamente a consolidare la moneta unica che sale fino a 1,3224 sul dollaro, confermando la Germania vero traino d’Europa, con cui confrontarsi impietosamente sulla lotta allo spread. Ancora, l’imprenditoria tedesca non conoscerà alcuna recessione, addirittura chiuderà il 2012 in buona salute e con apprezzabili condizioni di sviluppo.
I settori che ripongono maggior credito sulla situazione attuale sono orientati all’export come all’industria manifatturiera, leggermente in calo le costruzioni. Un buon segno anche per chi ha investito sulle delocalizzazioni, potrebbe tornare utile operare nuovamente in ambiti europei, grazie ai mercati che gravitano intorno al tour de force finanziario della Germania.
La “rivoluzione tedesca” ha avuto un “crescendo” proprio negli ultimi mesi: a dicembre, cauta la Banca Centrale che metteva in conto per il 2012, l’ampliamento del Pil in un modesto 0,6%. Giovedì scorso l’annuncio dell’Ifo e degli altri quattro principali istituti economici del paese: la crescita si affermerà intorno a un +0,9% e addirittura del 2% nel 2013 e migliora l’affidabilità degli investitori nell’indice Zew, che sale ai massimi dal 2010.
Pertanto, nessuna crisi per i tedeschi, né tantomeno l’ombra di recessione grava sulle imprese, mentre l’occupazione riprende a ritmi sostenuti, grazie alla domanda interna e all’aumento dei consumi, che segna un +0,9% quest’anno e l’1,3% per il prossimo.
Che dire poi del debito pubblico? Considerando che le imprese tedesche sono ai massimi livelli d’efficienza e competitività da trent’anni a oggi, di conseguenza i conti dell’apparato statale vanno notevolmente migliorando. E i salari? Quest’ultimi rappresentano la linea di fuoco sul fronte Eurozona, ma i tedeschi, in controtendenza, beneficiano di forti aumenti anche sul piano retributivo, fra il 2,5 e il 3,5% per quest’anno.