A pochi giorni dal voto in Senato si torna a parlare della norma relativa alle pensioni d’oro dei manager pubblici: secondo alcune indiscrezioni, infatti, il Governo punterebbe a ripristinare il trattamento pensionistico di favore nei confronti dei dirigenti statali penalizzati dal taglio delle retribuzioni, tuttavia è lo stesso esecutivo a ribadire la volontà di rispettare il no del Senato.
La cancellazione delle misure che prevedevano trattamenti previdenziali privilegiati a favore dei manager statali che avevano subito una riduzione delle retribuzioni, a causa della norma sul tetto degli stipendi, è stata fortemente voluta da Lega Nord e Italia dei Valori, e proprio dal Carroccio sono arrivate le accuse nei confronti del Governo, che sarebbe intenzionato a reinserire la direttiva all’interno del decreto sulle commissioni bancarie attualmente al vaglio della Camera.
La pronta smentita arriva dal Ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, che in una nota ufficiale ribadisce che: “Il governo ha sostenuto in tutte le sedi che intende confermare il testo del decreto approvato al Senato senza ulteriori interventi. Il Governo non ha mai manifestato l’intenzione di modificare il testo del decreto legge sulle commissioni bancarie approvato dal Senato e ora all’esame della Commissione finanze della Camera“.
La notizia relativa alla proposta del Governo è stata diffusa dal vice capogruppo della Lega Nord alla Camera, Maurizio Fugatti, e sempre dalle schiere della Lega si è manifestata una reazione diretta al comunicato del Governo: “Il passo indietro del governo non cambia la realtà dei fatti. Di fronte al rifiuto della commissione Finanze di accettare la norma che salvaguarda le pensioni d’oro dei manager di stato il Governo ha risposto che il testo è blindato e che il decreto sulle commissioni bancarie non è modificabile“.
La rinuncia da parte dell’esecutivo a ripresentare l’emendamento sulle pensioni d’oro dei manager sembrerebbe quindi definitiva, decisione maturata in seguito alla manifesta contrarietà di tutti i gruppi di maggioranza: optare per il ripristino della norma sarebbe stato tuttavia molto rischioso, sia per la reazione dell’opinione pubblica sia per una possibile nuova bocciatura da parte del Senato.