Il fisco grava sui lavoratori e sulle aziende italiane in misura nettamente superiore rispetto al resto dell’Europa: lo rende noto Eurostat, che mette in evidenza come la pressione fiscale sul lavoro nella penisola abbia raggiunto percentuali da record, e in crescita rispetto agli ultimi anni.
La pressione fiscale sul lavoro colloca la nazione in cima alla classifica europea, un triste primato che tradotto in cifre significa una tassazione dello Stato sul costo del lavoro – comprensiva degli oneri sociali – pari al 42,6% per i cittadini e al 31,4% per le aziende. I dati sono relativi al 2010, e appaiono ancora più sorprendenti se confrontati con il 2009, quando il peso del fisco raggiunse il 42,3%, e soprattutto se si considera che la media europea è ferma al 34%.
In Germania, ad esempio, peso fiscale sul lavoro nel 2010 ha raggiunto il 37,4%, in Francia il 41 e in Spagna il 33%, mentre livelli ancora più bassi hanno caratterizzato Portogallo e Regno Unito, con un 23,4% e 25,7%. Secondo le stime Eurostat, inoltre, in Italia la pressione fiscale è destinata a salire ancora di più almeno per quanto riguarda le persone fisiche, mentre non si prevedono incrementi per le imprese.
A determinare un peso del fisco così elevato sono anche i contributi sociali, come ha affermato il capo settore nell’unità di analisi economica della fiscalità e il settore quantitativo della Dg Tassazione Marco Fantin, secondo il quale determinerebbero pressioni superiori rispetto alle imposte in senso stretto, come l’Irpef: “Il tasso medio di imposizione sul lavoro in Italia, indiscutibilmente è elevato. I contributi sociali in Italia sono abbastanza elevati e io credo che sia questo il motivo principale per l’elevato tasso di pressione“.
Ma quali conseguenze ha la pressione fiscale alle stelle sull’occupazione? Risponde a questa domanda ancora Fantin, mettendo in evidenza come le tasse sul lavoro dovrebbero essere alleggerite calcando la mano più sulle imposte relative al consumo – strategia messa in atto anche dall’attuale governo – per evitare che a farne le spese siano soprattutto le categorie più deboli: “In linea generale un’imposizione elevata sul lavoro riduce i redditi da lavoro delle persone e può avere un impatto negativo sull’occupazione, particolarmente quando l’imposizione poi finisce per essere concentrata a dei livelli più bassi di reddito. I dati che abbiamo confermano che effettivamente in Italia il carico fiscale tende a essere particolarmente elevato sulle persone e direi anche sulle imprese, mentre sui consumi il livello di imposizione è più basso“.