Antitrust, Google verso il monopolio pubblicitario

di Serena Frattini

28 Giugno 2012 07:30

logo PMI+ logo PMI+
Antitrust lancia il sasso: "Google rischio monopolio pubblicità", mentre Google risponde: "Felici di discuterne".

Giovanni Pitruzzella, nella relazione annuale Antitrust al Senato,  affronta il tema della mancanza di regole adeguate e il pericolo che “Google diventi monopolista nel mercato pubblicitario digitale”. Nel documento Pitruzzella sottolinea che “i motori di ricerca come Google e i cosiddetti social network ormai costituiscono un passaggio obbligato per la distribuzione dei contenuti web e Google, avvalendosi di questa posizione, si è posto l’obiettivo di divenire protagonista assoluto nel mercato della raccolta pubblicitaria. Nel giro di pochi anni, Google potrebbe diventare monopolista in questo mercato. L’assenza di regole adeguate rischia di marginalizzare l’industria editoriale, nonostante i significativi investimenti per realizzare processi di integrazione multimediale”.

Le potenzialità del mercato digitale, secondo l’Antitrust, sarebbero limitate, infatti nella relazione Pitruzzella prosegue “ritengo che vada nella giusta direzione ogni proposta volta a inserire nel novero delle attività ricomprese nel Sistema Integrato delle Comunicazioni (Sic) quelle svolte da operatori fornitori di contenuti, gestori di portali, motori di ricerca, social network, che competono con gli editori tradizionali nell’attività di vendita degli spazi pubblicitari agli inserzionisti”.

Soddisfatto il presidente di Telecom Italia Bernabè, che ritiene positivo il riconoscimento da parte dell’Antitrust dell’ingombrante presenza del colosso Google che potrebbe schiacciare i tradizionali editori.

Non tarda ad arrivare una risposta da parte dei vertici di Google che, oltre a sottolineare il continuo cambiamento del mercato pubblicitario e delle sue dinamiche, si rende immediatamente disponibile a un confronto con le autorità competenti. “Quello della pubblicità è un settore altamente competitivo e in costante evoluzione, in cui gli investitori pubblicitari spostano in continuazione i propri budget tra diverse tipologie di media, online e offline. Siamo felici di poter discutere del business pubblicitario di Google con l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, così come con altri.”

Insomma la concorrenza nel settore della pubblicità online è ancora insufficiente e bisogna cercare di preservarla soprattutto in questo periodo di crisi, per questo che AGCM sottolinea l’importanza di “una più generale riflessione sulla struttura del mercato della raccolta pubblicitaria, volta ad assicurare la più ampia diffusione del pluralismo”.