Fiat, uno stabilimento potrebbe chiudere

di Andrea Barbieri Carones

4 Luglio 2012 14:00

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Alla presentazione della Fiat 500L (prodotta in Serbia), Marchionne ha ribadito che se non si vedono auto in Italia uno stabilimento è di troppo.

Giorni cruciali per Fiat e per l’industria automobilistica italiana: se la settimana scorsa si era chiusa con la condanna che il Tribunale di Roma aveva inflitto all’azienda guidata da Sergio Marchionne, obbligata ad assumere 145 operai iscritti al sindacato Fiom, quella odierna si è aperta con delle dichiarazioni molto importanti del manager italo-canadese, alcune delle quali hanno portato a delle risposte secche dei sindacati. Nella giornata di oggi, in particolare, il CEO ha presentato alla stampa la nuova Fiat 500L, la piccola vettura che punta a rialzare le vendite del Lingotto soprattutto in Italia e in Europa.

La prima notizia è che con l’attuale volume di vendite di auto in Italia – dove il 2012 potrebbe chiudersi con appena 1,4 milioni di unità immatricolate – l’azienda potrebbe chiudere una delle fabbriche presenti sul territorio nazionale, per adattare la produzione alla domanda sempre più scarsa e che è ritornata addirittura ai livelli del 1979, quando il boom dell’auto era appena iniziato.

Paradosso: la nuova Fiat 500L viene prodotta in Serbia – dove la manodopera è meno cara – e, da qui, trasportata in tutto il vecchio continente e (dal 2013) anche in nord America dove la piccola italiana sta dando discreti risultati contribuendo all’exploit della Casa nel mercato d’oltre Atlantico. Se le auto Fiat riuscissero ad avere un buon sbocco all’estero, il problema del taglio di un sito produttivo in Italia non si porrebbe “purché anche da noi l’azienda sia in grado di lavorare senza impedimenti e sia tranquilla di poter gestire gli stabilimenti in maniera imprenditoriale, come del resto è nostro diritto”.

Sul versante della forza lavoro, Marchionne ha ripetuto un concetto chiave: “Se anche in Appello fossimo costretti ad assumere i 145 dipendenti iscritti alla Fiom – che non ha sottoscritto il contratto di lavoro a differenza delle altre sigle – saremmo costretti a espellerne altri 145 iscritti ad altro sindacato. Non si scappa: è una sorta di formula matematica per cui lo stabilimento di Pomigliano è stato programmato per avere poco più di 2mila dipendenti e 145 in più farebbero la differenza, in negativo”.

Pronta la risposta di Giorgio Airaudo, segretario nazionale della Fiom: “Marchionne ha annunciato che Fip (Fabbrica Italia Pomigliano) non effettuerà le assunzioni. Mi sembra una decisione alquanto grave”.

Nel frattempo, giungono buone notizie per lo storico sito produttivo di Mirafiori, a Torino: l’azienda ha presentato un prototipo del SUV che sarà assemblato all’ombra della Mole e che entrerà a far parte della gamma Jeep (gruppo Chrysler) e che sarà esportato in tutto il mondo a iniziare da Usa, Brasile e Russia.