Abi, Monti: la crisi è un percorso di guerra, spiragli nel 2013

di Barbara Weisz

11 Luglio 2012 14:00

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Il premier all'assemblea dell'Abi: "Nel 2013 primi segnali di ritorno alla crescita". Mussari: "Banche italiane pronte all'integrazione europea".

Un “percorso di guerra durissimo”, che non si è ancora concluso, ma che potrebbe portare i primi frutti, in termini di crescita, nel 2013: così il premier Mario Monti ha descritto la situazione italiana nel corso dell’assemblea annuale dell’ABI, l’associazione bancaria italiana. Il capo del governo ha dunque invitato a non abbassare la guardia sul fronte delle riforme ma ha espresso anche un moderato ottimismo per la crescita (parlando di qualche punto nel 2013).

Monti ha avuto parole positive per i partiti, definendone l’atteggiamento «altamente responsabile nei confronti del governo». E ha espresso apprezzamento nei confronti dell’ABI e delle relazione del presidente, Giuseppe Mussari, che non ha rispamirato critiche ma sempre mantenendo il sostegno a governo.

Mussari ha a sua volta dichiarato che «rigore e crescita» resteranno priorità nell’agenda italiana anche nel dopo Monti (ovvero dopo le elezioni della primavera 2013).

Per quanto riguarda più in particolare il sistema bancario in questo tempo di crisi, Mussari ha spiegato che gli impieghi degli istituti di credito risentono «dell’andamento dello spread e della difficile fase dell’economia italiana», specialmente «della contrazione degli investimenti». In maggio, i finanziamenti erogati alle famiglie hanno segnato un incremento, +1,3%, ma il credito alle imprese è in flessione. Comunque, i finanziamenti erogati alle imprese, sul totale dei finanziamenti all’economia, a fine maggio erano al 59%, contro il 47,3% della media europea.

Mussari esprime un giudizio positivo sull’esito degli ultimi vertici europei («ci si salva solo con più Europa»), ritiene il sistema bancario italiano pronto a una maggior integrazione, ma è comunque deciso nel no a qualsiasi ipotesi di limitazione della sovranità nazionale. La strada giusta è quella di un federalismo europeo, ma non in ottica contabile.

Il numero uno dell’Abi insiste anche nel chiarire che il livello dello spread non rende giustizia all’Italia, la cui economia vale in realtà più di quanto misurato dal differenziale con il Bund tedesco. Anche il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ritiene che lo spread sia «di gran lunga superiore a quanto giustificato dai fondamentali della nostra economia».

Visco non nega che l’economia italiana sia ancora in recessione, sottolinea il deterioramento della dispombilità di credito causato dalla crisi del debito, e ritiene che sia oggi più che mai il momento di basare le politiche di affidamento sulla solidità dei progetti imprenditoriali. Le banche «sono chiamate a decisioni difficili: non far mancare finanza alle imprese solide, evitare di prolungare il sostegno a quelle senza prospettive. Anche dall’esito di queste scelte dipendono i tempi e l’intensità della ripresa della crescita».