Alla fine lo scontro in Impregilo, il principale gruppo italiano nelle costruzioni e primo general contractor italiano nel settore delle grandi opere, è stato vinto dall’azionista Salini, appoggiato dal fondo Amber. L’assemblea dei soci, riunita il 17 luglio, ha decretato la sconfitta della Igli, controllata dal gruppo Gavio, a sua volta legato a Mediobanca.
Durante i lavori, preceduti da una dura polemica sostenuta a colpi di interventi giudiziari, il costruttore romano Pietro Salini ha contestato una gestione insoddisfacente della società e un modello di business non consono alla mission aziendale chiedendo la revoca del consiglio di amministrazione in carica a pochi mesi dalla sua naturale scadenza.
I vincitori, che hanno imposto alla presidenza del board Claudio Costamagna, hanno delineato gli indirizzi futuri basati sulla fusione tra Impregilo e Salini spa. “Mettiamo insieme due aziende sane per crearne una migliore. Crescere è un obbligo”, ha dichiarato l’imprenditore a capo della società che ha ottenuto il controllo di Impregilo.
In un comunicato diffuso al termine della seduta assembleare Igli, che ha nel nuovo consiglio un solo rappresentante, ha espresso la volontà di muovere una ferma opposizione ai progetti enunciati da Salini. “Da oggi ci opporremo con ogni mezzo al tentativo di spogliazione della società attraverso operazioni oblique con parti in macroscopico conflitto di interesse, alla svendita di asset essenziali, all’uscita dal vitale mercato delle concessioni, operazioni realizzate al solo scopo di tentare di far fronte alle miracolose promesse fornite al mercato” si legge nella nota.
I perdenti fanno intravedere l’ipotesi di una situazione di destabilizzazione della società con il rischio di uno stallo nella sua conduzione. “E’ evidente infatti a tutti – evidenzia la dichiarazione resa alla stampa – che una compagine azionaria divisa a metà non consente in nessun modo un governo stabile e un futuro certo per lo sviluppo di Impregilo”.