Fiat ha chiuso venerdì scorso, con una settimana di anticipo, la produzione dei modelli Idea e Musa negli stabilimenti di Mirafiori. I modelli erano stati lanciati nel 2003 e nel 2004, ed erano stati resi protagonisti di una pianificazione di riduzione nelle linee produttive dello storico stabilimento della compagnia torinese.
Con la decisione annunciata dall’azienda e comunicata alla stampa dalla Fiom, i lavoratori che erano destinati alla produzione di Idea e Musa rimarranno a casa in cassa integrazione con una settimana lavorativa di anticipo. Va “meglio” – il virgolettato, in questo caso, è d’obbligo – a quei lavoratori che si occupano della produzione della Mito, per i quali però i giorni di lavoro a settimana saranno solamente due. A partire dal prossimo mese di settembre, verranno portate a termine solamente le vetture che risulteranno essere giacenti sulla linea.
Molto critiche le sigle sindacali, con Federico Bellono e Edi Lazzi, della Fiom-Cgil, che ricordano come questa nuova decisione sia “un altro duro colpo per le lavoratrici e i lavoratori della Carozzeria. La dimissione dell’Idea e della Musa significa che circa 2.600 operai addetti a quelle produzioni saranno collocati in cassa integrazione a zero ore senza, al momento, avere nessuna certezza di rientrare a lavorare. E’ incomprensibile come il silenzio degli altri sindacati, delle istituzioni, delle forze politiche, continui imperterrito a fronte di questo disastro sociale. È giunto il momento di esigere dalla Fiat chiarezza e impegni precisi”.
I lavoratori coinvolti nella cessazione anticipata delle lavorazioni per la Idea e la Musa saranno posti in cassa integrazione per una settimana.
Il tutto, mentre vengono resi pubblici i dati relativi a un sondaggio compiuto dai metalmeccanici della Cgil ai lavoratori della Fiat Powertrain. Un sondaggio formulato mediante questionario, nel quale veniva domandato ai lavoratori come gli stessi vedevano il futuro della Fiat, cosa pensassero della propria condizione lavorativa a 6 mesi dall’applicazione del contratto collettivo, e cosa ne pensassero delle iniziative promosse dalla Fiom.
Dal sondaggio interno al mondo Fiat, sarebbe emerso che più di 8 lavoratori su 10 ritengono di essere pessimisti sul futuro dell’azienda, mentre il 78% ritiene di aver notato un peggioramento del rapporto con la gerarchia aziendale. L’86% dei lavoratori afferma che ad essere peggiorate sarebbero anche le condizioni di lavoro rispetto all’anno precedente.
È ancora il segretario Bellono a spiegare le motivazioni del questionario: “L’idea di promuovere a partire dalle ex Meccaniche un questionario semplice, che in questi giorni stiamo distribuendo anche in tutti gli altri siti torinesi di Fiat e Fiat Industrial, è nata a partire da alcuni segnali che ci sono giunti dallo stabilimento, sia nel rapporto con le gerarchie aziendali, sia nell’affermare che l’applicazione del nuovo contratto avrebbe determinato un cambio di passo all’interno della Fiat”.