Il presidente del consiglio di amministrazione dell’Ilva, Bruno Ferrante, lancia apertamente un allarme sulla stabilità dei posti di lavoro in tutto il gruppo. Se infatti verrà confermato il sequestro del contestato impianto di Taranto – afferma il manager – e conseguentemente verrà disposta la chiusura dell’unità produttiva, dovranno altresì chiudere anche gli stabilimenti di Genova e di Novi Ligure, che dipendono proprio dal sito di Taranto.
Nel corso di un’audizione tenuta presso la Commissione parlamentare delle ecomafie, Ferrante ha ricordato come la famiglia Riva sia fermamente “intenzionata a restare a Taranto” considerando l’acciaieria pugliese come “strategico per l’intero gruppo”. Tuttavia l’attenzione sembra essere ora focalizzata a quanto sta accadendo in ben altre sale, al fine di comprendere quali dovranno essere gli interventi urgenti di bonifica e di riqualificazione che dovranno essere compiuti sull’impianto, in linea con quanto precedentemente stabilito nel protocollo di intesa del 26 luglio.
Il provvedimento del giudice per le indagini preliminari, ricorda ancora Ferrante in Commissione “è chiaro e netto: impone la chiusura degli impianti. Se dovesse essere mantenuto si chiude l’Ilva di Taranto ma anche Genova e Novi Ligure che sono riforniti da Taranto”. È d’altronde risaputo come lo stabilimento di Taranto si occupi prevalentemente della prima lavorazione dell’acciaio, che poi trasmette agli altri stabilimenti ed impianti che procedono alle ulteriori lavorazioni. Pertanto, chiusi i lavori a monte, anche le fasi di processo a valle ne subiranno conseguenze immediate. “Certo è che – conclude il presidente Ilva – la chiusura sarebbe un evento tragico e decisivo per la vita dell’azienda”.
Ad ogni modo, Ferrante non vuole ancora prendere in seria ipotesi la chiusura dello stabilimento, considerando che “è una prospettiva che non mi auguro. Ho fiducia in una pronuncia del riesame che accolga le istanze della società”. “Vorrei ricordare – ha inoltre aggiunto il manager – che l’iniziativa della magistratura di Taranto si è svolta senza che Ilva approntasse una difesa e quindi presentasse delle sue memorie, delle sue osservazioni, delle sue perizie. Per cui le decisioni dopo l’incidente probatorio e quindi le decisioni assunte dal Gip sono decisioni nate in assenza, sostanzialmente, di osservazioni da parte dell’azienda”.
Pertanto, la palla balza ora tra le mani dei legali della compagnia, che – con il supporto peritale – hanno già formulato relazioni e osservazioni piuttosto puntuali. Ferrante ha infine anticipato che, se l’impianto non dovesse chiudere, vi saranno nuovi finanziamenti per le tecnologie che l’impresa vuole applicare sulle unità produttive.