Non sembra conoscere battute d’arresto la straordinaria corsa di Apple a Wall Street. La società del compianto Steve Jobs, infatti, continua a battere ogni record, incurante del critico contesto finanziario internazionale, e delle difficoltà che molte web-company stanno affrontando (Facebook, che vale meno della metà del suo prezzo di sbarco, o Groupon, che continua a perdere la fiducia degli investitori).
A colpi di record, stimolata dalle voci che vedono imminente il prossimo lancio dell’iPhone 5 e del mini iPad, la società di Cupertino vale ora circa 620 miliardi di dollari, ovvero oltre il precedente record di Microsoft, che nel dicembre 1999 arrivò a valere poco meno di 619 miliardi di dollari. Per dirla tutta, e per rendere giustizia alla straordinaria e inarrestabile (finora) progressione dei conti Apple, la società della mela morsicata vale ora 200 miliardi di dollari in più della Exxon, seconda società per capitalizzazione di mercato. Impietosi i confronti su Microsoft, Wal Mart e IBM, che completano i primi 5 gradini delle società più “ricche” in termini di capitalizzazione di Borsa.
Consolidati gli elementi statistici di cui sopra, rimane ora da comprendere quale sarà il futuro della società. Secondo la maggior parte degli analisti i titoli Apple continueranno a crescere anche in futuro, sospinti dalle novità commerciali, dall’intramontabile appeal, dalla liquidità in enorme eccesso e da altri elementi che non sembrano riguardare gli incalliti fan. Per molti osservatori Apple è fortemente sottovalutata, e potrebbe presto raggiungere un prezzo di 900 dollari per azione, contro i 665 attuali. Se tale previsione dovesse avverarsi realmente, la compagnia americana sarebbe la prima società al mondo a sfondare la soglia dei 1.000 miliardi di dollari di capitalizzazione.
Dai record positivi di Apple ai tracolli di Facebook il passo è breve. La società di Mark Zuckerberg continua a inanellare prestazioni negative: a nuocere ulteriormente alla performance del titolo, le ulteriori voci della presunta inadeguatezza del manager alla guida finanziaria dell’azienda, con Zuckerberg che non vuole rinunciare al timone incontrastato della propria barca. Peccato che, di questo passo, la barca di Mr. Facebook rischi di tramutarsi in una scialuppa che nessun’altro vorrà più guidare.