Senza grandi speranze per il futuro, gli operai dell’Alcoa di Portovesme hanno scelto di protestare il proprio stato di difficoltà, e rendere ancor più apparenti i propri animi esasperati, bloccando ieri per 2 ore gli accessi all’aeroporto di Cagliari. Notevoli i disagi creati ai viaggiatori e momenti di tensione che si sono vissuti nelle strade che dal capoluogo sardo conducono al vicino scalo di Elmas, con i turisti costretti a percorrere a piedi il tragitto verso il terminal.
Che gli operai della multinazionale dell’alluminio non abbiano molto da perdere è d’altronde noto, visto e considerato che lo stabilimento di Portovesme è oramai prossimo alla chiusura, e che senza l’ingresso di un nuovo acquirente i vertici della grande aziende potrebbero lasciare la fabbrica entro pochi giorni. A quel punto, se nessuno si farà avanti con un progetto e – soprattutto – con il denaro necessario per garantire la continuità delle operazioni, per l’impianto di Portovesme sarà la chiusura definitiva.
Una parola – la serrata delle linee produttive – che dalle parti di Portovesme nessuno vuole prendere in considerazione. La provincia di Carbonia Iglesias, già di per sé tra le più povere della Penisola, potrebbe infatti subire un durissimo colpo, visto e considerato che la Alcoa è (era?) considerata una delle locomotive economiche del territorio.
Di qui, la scelta di protestare vivacemente contro il deterioramento della condizione, con 300 operai che hanno marciato dall’impianto verso Cagliari, dopo un’assemblea convocata nelle primissime ore del mattino dinanzi ai cancelli della fabbrica. Invece di arrivare a Cagliari, però, il corteo si è fermato nella strada che conduce allo scalo aeroportuale di Elmas, bloccando gli accessi per oltre 2 ore. Fronteggiando la rabbia e la tensione dei viaggiatori, costretti a loro volta dinanzi disagi e rischi di perdite dell’aereo, gli operai della Alcoa hanno comunque cercato di distribuire dei volantini che potessero spiegare le ragioni della protesta, appellandosi ancora una volta al governo affinchè possa trovare una soluzione che scongiuri la chiusura dello stabilimento.
Le sigle sindacali hanno altresì reso noto che, a questo punto, non è possibile escludere nuove azioni di protesta, sottolineando come la situazione non possa più essere tenuta sotto controllo, e come ogni momento sia buono per riprendere le agitazioni.
Per quanto concerne infine le trattative per garantire un futuro alla Alcoa, sembra esser fallito il negoziato con il fondo tedesco Aurelius, mentre non si è ancora spenta la fiammella che potrebbe condurre a un accordo con la svizzera Glencore, già presente a Portovesme. Ancora poche ore, e il destino dell’impianto e – soprattutto – dei lavoratori, sarà noto.