Il tasso di disoccupazione italiano si è confermato al 10,7% durante il mese di luglio. Un dato interpretabile in una duplice maniera analitica: la prima, positiva, poiché il tasso di interesse è rimasto pressoché invariato nel mese di giugno; la seconda, negativa, perchè il tasso si segnala ancora ben al di sopra della media dell’area Ocse. Il tasso di italiano risulta inoltre esser la media ponderata tra il tasso di disoccupazione maschile, fermo al 10%, e quello femminile, superiore all’11,8%, in lieve crescita dall’11,7% di giugno.
Per quanto concerne la media Ocse, la stessa Organizzazione ricorda come il tasso sia cresciuto all’8% contro il 7,9% del mese precedente. Peggio ha fatto l’area Euro, con un tasso di disoccupazione pressoché stabile all’11,3%: una invariabilità che ha fatto certamente piacere ai macroeconomisti, visto e considerato che era da più di un anno che il tasso incrementava in maniera continua. Ad oggi, il tasso è maggiore di circa 4 punti percentuali rispetto al minimo storico del 7,3% segnato nel “lontano” mese di marzo 2008.
A preoccupare fortemente è il dato relativo ai giovani: l’Ocse afferma come dei 47,9 milioni di disoccupati nella propria area di riferimento, ben 11,9 milioni siano relativi a posizioni di giovane età anagrafica. La percentuale dei giovani senza lavoro arriva a livelli record soprattutto nella parte meridionale del vecchio Continente, con il 35,3% dell’Italia e, soprattutto, il 52,9% della Spagna.
Sempre sul fronte occupazionale italiano, le valutazioni effettuate dal Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e del Ministero del Lavoro ricordano come la crisi occupazionale dovrebbe condurre a una forte flessione delle nuove assunzioni, che nel 2012 giungeranno poco sopra quota 400 mila unità, contro le 595 mila del 2011.
Ad aggravare le prospettive è la Cgil, secondo cui, al fine di poter valutare pienamente le condizioni occupazionali italiane, occorrebbe prendere in considerazione il dato degli “scoraggiati“, ovvero coloro che non cercano lavoro poiché pensano di non riuscire a trovarlo: una platea di persone di quasi 1,7 milioni di unità, da “aggiungere” ai 2,7 milioni di disoccupati “ufficiali” censiti dall’Istat.