Crollo della produzione industriale

di Carlo Lavalle

13 Settembre 2012 08:30

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Secondo Eurostat e Istat, industria italiana in vistoso calo e fanalino di coda in Europa in quanto a produzione.

La produzione industriale in Italia continua a scendere. Secondo quanto rilevato dall’Istat a luglio 2012 l’indice destagionalizzato è diminuito dello 0,2% rispetto a giugno mentre su base annua, l’indice (corretto per gli effetti di calendario) è crollato in termini tendenziali del 7,3%. Nella media dei primi 7 mesi del 2012 la produzione ha subito una riduzione del 7,0% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Perdite notevoli si registrano nel settore auto caratterizzato da una contrazione annua del 9,9%, ma nei primi 7 mesi del 2012 le cose vanno ancora peggio con un calo tendenziale che risulta pari al 18,7%.

Significativa riduzione per i beni strumentali (-9,7%) e per i beni intermedi (-7,7%), mentre segnano una contrazione più contenuta i beni di consumo (-6,8%). Situazione pesante anche per l’industria italiana delle tecnologie – Elettrotecnica ed Elettronica – che nell’arco di un anno (luglio 2011-2012) fa registrare una variazione negativa rispettivamente del 9,8% e del 6,0%.

Secondo Claudio Andrea Gemme, presidente di Confindustria ANIE-Federazione imprese Elettrotecniche ed Elettorniche, “a luglio 2012 la produzione industriale si è mantenuta nei settori ANIE, per il quinto mese consecutivo, in territorio negativo. Questo dato fotografa l’aggravarsi del quadro macroeconomico, caratterizzato da una crescente instabilità e complessità. Si allontana l’uscita dal tunnel recessivo, non emergendo dopo i mesi estivi indicazioni per una svolta ciclica in chiusura d’anno”. Un punto importante, aggiunge, è rappresentato dalla fragilità della domanda domestica che si ripercuote in misura rilevante sulla competitività aziendali.

Nel frattempo, stando ai dati diffusi da Eurostat, la produzione industriale dell’eurozona a luglio è cresciuta dello 0,6% in confronto al mese di giugno. Su base nell’Unione europea i maggiori incrementi si riscontrano in Slovacchia (+18,4 %), Lettonia (+5,3%) e Irlanda (+5,1 %) situazioni più negative si registrano in Estonia e Italia (-7,3%), Spagna (-5,4 %) e Grecia (-5,3%).