I vertici di Alitalia, con il CEO Andrea Ragnetti, hanno reso noto ai sindacati il piano industriale dell’azienda, che prevede 690 esuberi di personale e un risparmi valutato in 30 milioni di euro annui. I licenziamenti interesserebbero 300 assistenti di volo, 300 dipendenti impiegati a terra e 90 addetti alla manutenzione degli aerei.
Contrari e contrariati i sindacati, che hanno rimandato alle prossime settimane – in occasione di un successivo incontro – qualunque decisione sulle azioni da intraprendere
La comunicazione di un nuovo taglio di personale arriva a 24 ore dalla fine della cassa integrazione per i 3.500 dipendenti della vecchia Alitalia, che ora rientreranno nella mobilità. Molto duri i sindacati: “A 4 anni dalla privatizzazione della vecchia Alitalia e dalla nascita di Cai, i dipendenti stanno ancora pagando le conseguenze. La vecchia compagnia aerea andava legata a un vettore internazionale in modo da attenuare le difficoltà della crisi del trasporto aereo che ha portato migliaia di lavoratori a restare senza lavoro”.
“I vertici della compagnia ci hanno presentato un piano – ha detto Giovanni Luciano, segretario generale della Fit-Cisl – che tiene conto delle difficoltà del trasporto aereo e dell’Alitalia, con 690 esuberi, che noi abbiamo unanimemente rimandato al mittente. La trattativa con l’azienda è solo all’inizio”.
Oltre ai 3.500 del vecchio vettore, nel 2011 altri 700 sono finiti in cassa integrazione con la nuova Alitalia. A questi, si aggiungono questi ulteriori 690 di cui è stato reso noto oggi. La misura segue la rincorsa di un profitto che manca ad arrivare da quando il nuovo vettore è stato privatizzato 4 anni fa.
Il CEO Andrea Ragnetti, comunque, punterà anche ad aumentare i ricavi per rilanciare il vettore in modo da portare a un margine operativo positivo già nel 2013.