La legge di stabilità proposta dal Governo Monti è arrivata in Parlamento ma il suo cammino sembra disseminato di ostacoli e le voci critiche all’interno della maggioranza sono aumentate.
Le misure oggetto di maggiore contestazione sono l’aumento dell’Iva di un punto percentuale per le aliquote al 21% e al 10%, la diminuzione di un punto da gennaio 2013 sulle due aliquote minori Irpef e la retroattività del taglio alle detrazioni Irpef.
I partiti che sostengono il governo, Pdl, Pd e Udc sono contrari a questi provvedimenti fino al punto da agitare la minaccia di un mancato voto alla legge di stabilità. Il premier Monti si è detto disponibile a modifiche a condizione che i saldi rimangano invariati. Il punto è che una volta cassate le misure contestate occorre compensarle con adeguate coperture.
Secondo le stime di Palazzo Chigi, l’aumento dell’Iva assicurerebbe maggiori entrate per 6 miliardi mentre l’intervento sull’Irpef ridurrebbe le tasse di 4,5 miliardi. In base ai conti, dunque, qualora il governo dovesse fare marcia indietro accettando la linea dei partiti di maggioranza si troverebbe a fronteggiare un buco di circa 2 miliardi di euro.
Per Francesco Boccia (Pd) sarebbe il caso di introdurre una patrimoniale. “In questo momento storico – dichiara il parlamentare – è bene che non paghino coloro che hanno già pagato, come i pensionati o i piccoli imprenditori super tassati. Siccome altri debiti non si possono fare, l’unica via per rilanciare il Paese è la ridistribuzione delle risorse del Paese”.
L’Udc punta a “rendere più equa la manovra” con proposte che non penalizzino le famiglie concentrando gli sconti fiscali almeno su quelle con figli. Per il deputato del Pdl Maurizio Leo, esperto in materia fiscale, sarebbe meglio “lasciare tutto così com’è sia sull’Iva che su sull’Irpef. Riteniamo che gli effetti negativi sull’economia di questa manovra siano maggiori di quelli positivi”.