Il permanere di un quadro sfavorevole nel sistema paese e la recrudescenza della crisi potrebbero abbattersi su imprese e famiglie, poiché le stesse banche italiane affrontano “notevoli difficoltà legate a una difficile transizione reddituale”. E’ questo, in sintesi, l’allarme lanciato da Giuseppe Mussari, presidente dell’Abi, nel corso di un’audizione in Senato. Il perdurare delle suddette condizioni metterebbe in moto un effetto a catena costringendo le imprese bancarie a ridurre di più i cordoni in borsa, limitare laddove è ancora possibile, le capacità a sostenere crediti a imprese e famiglie, in una parola, incapacità a sostenere l’economia in un plausibile ritorno alla crescita.
E l’esortazione a fare meglio arriva giusto a livello istituzionale: diventa arduo continuare a sostenere il proprio ruolo in una riacutizzazione della crisi, ed è importante, secondo Mussari, che “Cresca nel Paese la consapevolezza del compito svolto dalle banche e delle difficoltà reali che oggi si stanno verificando nell’erogare il credito, difficoltà che, nonostante l’impegno da noi profuso, potrebbero accentuarsi se dovessero peggiorare ulteriormente le condizioni con fatali ricadute sul sistema bancario”.
Mussari pone l’accento soprattutto sulle cosiddette regolamentazioni; 500 in cinque anni rischiano di limitare la possibilità di finanziamenti e dunque che venga dall’Unione bancaria europea l’input a riequilibrare le norme, confidando sul nuovo organismo di stampo Ue, occasione per far sì che le stesse banche, finanziando le imprese, non debbano pagare in contropartita inevitabili risvolti sui flussi.
Attraverso le affermazioni del presidente dell’Abi, lo spread torna a essere il sintomo premonitore nel mancato auspicio di una nuova crescita dell’economia e 310 punti base, vale a dire, agli attuali livelli, sono troppi: “Ma se la stabilità conseguita con questo Parlamento ottiene il risultato di ridurre il rischio a livelli precedenti del 2011, allora ci saranno concretamente le condizioni per attuarla”.
Intanto, assicura Mussari, entro dicembre si procederà alle operazioni di smobilizzo dei crediti vantati dalle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni, ma il nodo centrale restano le “eccessive regolamentazioni” che penalizzerebbero le banche commerciali, mentre la normativa nazionale inciderebbe in modo eccessivo sulle capacità reddituale e sulla stessa tenuta del credito.