La crisi colpisce e aggrava la situaqzione de La Perla, azienda fondata a Bologna nel 1954 e attiva nel settore della moda e in particolare nella biancheria intima e nei profumi.
I vertici dell’azienda, infatti, hanno proposto ai sindacati di aumentare il ricorso alla cassa integrazione portando il numero di lavoratori tutelati da questa copertura da 250 e 309. Visto che il totale dei dipendenti è di circa 600, si tratta di una misura che interessa un ulteriore 10% della forza lavoro e che porta a superare il 50%.
I sindacati sono sul piede di guerra, visto che questa strategia – secondo loro – “è dettata solamente a un taglio dei costi e non è accompagnata da nessun piano di investimenti che porti al rilancio dell’azienda”. Sono pertanto previste forme di protesta, che culmineranno in un’iniziativa pubblica cui parteciperanno, oltre alle parti in gioco, anche le forze politiche e le istituzioni del bolognese “per chiedere un piano industriale e di sviluppo e per ritirare le procedure di mobilità, che sono l’anticamera del licenziamento“.
In vista di un ulteriore incontro previsto per lunedì prossimo, il fondo statunitense che da 5 anni possiede il marchio dell’azienda bolognese – Jh Partners – ha infatti confermato che il piano prevede che su 596 dipendenti, 309 sono in esubero: 307 nella sede produttiva della città felsinea e altri 2 in un ufficio distaccato di Milano.
I manager de La Perla si sono comunque detti disponibili a rinnovare la cassa integrazione e a non effettuare licenziamenti.