Il ministero dell’Ambiente ha dato il via libera ai lavori che permetteranno di far sì che lo stabilimento Ilva di Taranto sia meno inquinante rispetto al passato e che risponda alle norme dell’Unione europea.
Il dicastero è arrivato alla decisione dopo aver riesaminato i documenti dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) rilasciata al gruppo Riva, proprietario dell’impianto siderurgico pugliese. La prossima riunione della commissione è prevista per il 26 novembre, con lo scopo di valutare la fase dell’Aia relativa alle acque e ai rifiuti. Intanto, da oggi circa 500 operai del reparto Produzione lamiere 2 sono costretti a “ferie forzate”, mentre da mercoledì toccherà a quelli del Tubificio 2.
A questo punto, visto che presto inizieranno le opere di messa a norma, i legali dell’Ilva hanno intenzione di utilizzare il parere dell’Aia per chiedere alla magistratura il dissequestro dello stabilimento e la sua conseguente riapertura: a questo punto anche i giudici potrebbero dare parere positivo, purché si inizino interventi rapidi che eliminino le emissioni nocive che hanno provocato un forte inquinamento all’aria della zona di Taranto. La richiesta dovrà però ottenere sia un programma dettagliato sulla tempistica con cui si terranno i lavori sia una copertura finanziaria di circa 4 miliardi di euro.
Un’altra possibilità potrebbe essere quella che il dissequestro abbia tempi più lunghi e slitti alla fine del completamento dei lavori di messa a norma. Ricordiamo che lo stop era stato imposto dalla magistratura in seguito agli alti livelli di inquinamento registrati e la loro correlazione con casi di morte o malattie per le maestranze e per i cittadini.
Nel frattempo, in mancanza di una intesa, azienda e sindacati si riuniscono anche nella giornata di oggi per trovare un accordo sui dipendenti, nello stesso giorno della visita a Roma di rappresentanti della giunta comunale di Taranto che punteranno a riconvocare il “Tavolo istituzionale Taranto” creato il 17 aprile e poi abbandonato.