Il governo ha pronto un decreto legge che consente all’Ilva di Taranto di continuare a produrre almeno per i prossimi 2 anni. Secondo quanto trapelato, l’esecutivo ne discuterà venerdì nel Consiglio dei ministri: una volta approvato, lo stabilimento al centro di vicende legate all’inquinamento del territorio e della conseguente sospensione di una parte della produzione potrà ripartire a pieno ritmo a produrre acciaio.
Il semaforo verde è arrivato in seguito alla Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata lo scorso 26 ottobre “salvo che sia riscontrata anche una sola delle prescrizioni”.
Nel secondo articolo del decreto legge, l’esecutivo ha affrontato e disciplinato il tema della responsabilità civile e penale della gestione dello stabilimento Ilva di Taranto: tale responsabilità resterà “imputabile esclusivamente all’impresa titolare dell’autorizzazione all’esercizio degli stessi sotto il controllo dell’autorità amministrativa competente”.
E al termine dei 24 mesi di tempo? Le possibilità restano 2: le autorità potranno confermare o revocare il provvedimento che prevede la ripartenza dell’impianto di Taranto, intervenendo non più tardi di 15 giorni dalla scadenza della misura di legge. Il decreto che sarà presentato venerdì al Consiglio dei ministri toccherà anche il tema dei provvedimenti che il management dell’azienda dovrà adottare. Nel testo, di cui è stata data una lettura per sommi capi, si legge che l’Ilva sarà tenuta a “adottare di urgenza e di tempestiva attuazione per il raggiungimento dei fini di tutela sanitaria e ambientale di cui al decreto di sequestro preventivo del Gip del Tribunale di Taranto del 22 novembre scorso”.
Tali provvedimenti dovranno essere individuati entro 10 giorni dal Comitato di Alta Garanzia, l’organismo istituito dal decreto e presieduto dal ministro dell’Ambiente. Ed è proprio Corrado Clini che è intervenuto personalmente sulla questione Ilva, lanciando un allarme: “Chiudere l’impianto significa fare un grande favore ai concorrenti internazionali, alcuni dei quali non applicano gli stessi cogenti standard ambientali”.
Secondo il responsabile del dicastero, l’unica possibilità per risanare il territorio dal punto di vista ambientale è applicare l’Aia.