La nuova indagine sul mondo dei congressi non lascia spazio per l’ottismismo. I dati dell’Osservatorio – raccolti ed elaborati dall’Università di Bologna e dall’Associazione manager turistici di Rimini in collaborazione con Exmedia su incarico di Federcongressi&eventi – mostrano infatti una forte riduzione dei consumi e degli investimenti e un calo della domanda di ospitalità in tutti i segmenti di mercato.
Se i dati internazionali mostrano che nel 2011 gli eventi organizzati in Germania, Spagna, Francia e Inghilterra sono aumentati rispetto all’anno precedente, in Italia si registra un -2,88% di incontri (con un valore assoluto di oltre 400mila unità), -3,01% nel numero di partecipanti (quasi 33 milioni), -13,10% di giornate di presenza congressuale (circa 48,5 milioni) e -12,82% di pernottamenti (che sono stati oltre 20 milioni).
La maggior parte degli eventi si è svolta in spazi fieristici, in sedi universitarie, in sale di enti o di aziende e in altre strutture non destinate in modo esclusivo all’attività congressuale. In particolare, un ruolo di primo piano continua a essere quello degli alberghi congressuali (34%), seguiti dai palacongressi (21%).
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Diminuzione delle presenze e del fatturato sono un comune denominatore, anche se negli alberghi congressuali le flessioni sono minori (-7,20%, a fronte del -13,25% dei centri congressi) e si registra una tenuta sul numero degli incontri e dei partecipanti (rispettivamente +0,20% e +1,38%). I prezzi rimangono sostanzialmente stabili (+0,28%) ma le politiche di prezzo sono diverse: i centri congressi mostrano grande attenzione al bisogno di contenimento dei costi da parte del cliente (-7,09%), le sedi polivalenti evidenziano una tendenza all’aumento delle tariffe (+4,06) e gli alberghi mantengono una politica di prezzi per lo più stabili (+0,63%).
Per ogni tipo di evento c’è una struttura “ad hoc”: gli alberghi, infatti, sono utilizzati per il 49% degli eventi corporate e dalle dimensioni medie inferiori a 50 persone ciascuno. I palacongressi sono invece il target delle manifestazioni dalle dimensioni medie superiori alle 500 persone. Guardando i clienti di tali luoghi, le aziende sono il cliente dominante in termini di eventi organizzati (64%) e sono anche il segmento che registra la flessione più marcata nel loro numero (-10,1%); calo anche di appuntamenti promossi dagli enti, che nel 2011 si sono ridotti del 4%.
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Le aziende hanno una marcata preferenza per le strutture congressuali alberghiere, dove svolgono la maggior parte dei loro eventi. In termini di presenze congressuali generate, il loro peso relativo scende però al 48,7%, e il segmento non corporate (associazioni e sistema politico) copre il 51,3% del mercato italiano.
Dal punto di vista della provenienza dei partecipanti si evidenziano dati positivi, con un +3,20% di presenzze dall’estero a fronte di un -6,40% di italiani. Nel 2011 è andata bene alle località marine, dove gli eventi sono aumentati anche se in maniera impercettibile (+0,08%), mentre a risentire della crisi sono stati soprattutto i centri urbani.
«Sono dati preoccupanti – ha commentato il direttore del Convention Bureau della Riviera di Rimini, Stefania Agostini – perché le percentuali sono tutte negative. Calano voci sensibili come il numero di incontri e di partecipanti. Io credo che la carta vincente sia la flessibilità. Chi è grande deve diventare accogliente anche nel piccolo, e viceversa chi è piccolo deve porsi su mercato e intercettare clienti ed eventi anche al di sopra delle proprie dimensioni».
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Un dato finale: se nel 2007 i committenti realizzavano ciascuno 5,4 eventi all’anno, oggi sono 3,4. Peraltro, sta crescendo il numero di aziende che riduce gli investimenti in altri mezzi o iniziative di comunicazione a favore degli eventi: nel 2012 sono il 51,6%.