Bufera su Deutche Bank dopo che numerosi agenti di polizia, per ordine della magistratura di Francoforte, hanno perquisito la sede principale dell’istituto di credito tedesco nell’ambito di un’inchiesta per presunta evasione fiscale ai danni dello Stato. Perquisite anche alcune abitazioni privati e sedi secondarie a Düsseldorf e a Berlino.
Le ultime notizie parlano di arresti di 5 manager dell’istituto bancario, che sarebbero coinvolti nelle indagini su una presunta frode fiscale collegata al settore del commercio dei diritti di emissione di CO2. Sotto accusa anche il co-amministratore delegato Jürgen Fitschen e il direttore finanziario Stefan Krause, entrambi firmatari delle dichiarazioni fiscali che gli inquirenti hanno considerato irregolari. Su una ventina di altri dirigenti non sarebbero ancora state raccolte prove sufficienti per procedere all’arresto.
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Queste 5 persone erano già state licenziate dalla Deutsche Bank, mentre esattamente un anno fa altri 6 erano stati condannati da un tribunale tedesco per aver effettuato un truffa di oltre 230 milioni di euro ai danni dello Stato.
Tutto ebbe inizio nel 2009, quando i due executive fecero una dichiarazione fiscale fraudolenta che, secondo la banca, sarebbe poi stata corretta entro i termini prescritti dalla legge. Il fisco tedesco, però, ritiene che ciò non sia avvenuto.
Quanto accaduto in questi giorni si aggiunge a un altro scandalo emerso soltanto la settimana scorsa, quando il Financial Times aveva riportato come Deutsche Bank avesse nascosto 12 miliardi di dollari di perdite per evitare il salvataggio del governo. La notizia era emersa in seguito alla denuncia che 3 dipendenti avevano fatto alle autorità borsistiche americane, vale a dire la Sec che è il soggetto che – teoricamente – dovrebbe vigilare sulla Borsa di Wall Street e sulle società che vi sono quotate.
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In questo caso, la banca avrebbe “sottoesposto” nei propri bilanci un contratto da 130 miliardi di dollari di valore nominale. Questa manovra avrebbe portato a sottostimare una perdita da 12 miliardi di dollari. In sua difesa, l’istituto tedesco aveva affermato che le denunce erano arrivate da persone “che non avevano diretta concoscenza dei fatti o la responsabilità dei medesimi e non erano ancora in possesso di informazioni o fatti-chiave”.