La crisi economica che fa viaggiare di meno e le troppe tasse che stanno colpendo le imprese potrebbero portare alla chiusura di numerosi hotel in tutta Italia. L’allarme lanciato da Federalberghi è di quelli che colpiscono nel segno: a rischio ci sarebbero tra i 2 e i 3mila alberghi in tutto il Paese, pari a quasi il 10% nazionale, mentre 50mila lavoratori sarebbero a rischio licenziamento.
Del resto il destino del 2012 è già segnato, nonosante debba esser messa in conto l’ultima decade del 2012, quella dove si registrano gli spostamenti legati al Natale: la clientela italiana è scesa del 6% mentre il fatturato calerà del 10%. E non basteranno le nevicate degli ultimi giorni a riportare il sorriso sulle labbra all’industria, anche perché ad avvantaggiarsene solo solo gli hotel di montagna.
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A pesare soprattutto sulle tasche delle aziende c’è stata da un lato l‘imposta di soggiorno, richiesta da un numero sempre maggiore di comuni italiani – in 6 mesi sono passati da 332 a 426 – e dall’altro l’Imu, che è passata da un gettito di 320 milioni di euro nel 2010 a un gettito da 494 milioni nel 2011 fino ai 689 milioni di quest’anno.
“Alla vigilia delle dimissioni del Governo Monti – ha detto Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi – allo scioglimento anticipato delle Camere e all’avvio della campagna elettorale, non possiamo non stigmatizzare il fatto che le imprese ricettive italiane rischino un default di massa. L’impegno formale che sollecitiamo alle forze politiche è di porre il turismo tra i punti primari dei loro programmi elettorali, per non rischiare di regalare alla concorrenza internazionale quegli 83 miliardi di Euro di valore aggiunto che annualmente produce il settore, pari al 6% del Pil“.
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Le difficoltà odierne sono comunque il frutto di risultati complessivamente negativi durante tutto il corso dell’anno, in certi casi legate anche alla diminuzione del giro d’affari legato al mondo congressuale nel corso del 2011 e, probabilmente, anche nel 2012: calo del numero degli incontri del numero di partecipanti, di giornate di presenza congressuale (-13,10%) e di pernottamenti (-12,82%).
Questo ha portato molte aziende albergheire a non riuscire a ripianare le esposizioni bancarie anche a causa della rigidità che si registra nel mondo del credito.