Bankitalia: debito pubblico record

di Teresa Barone

17 Dicembre 2012 11:00

logo PMI+ logo PMI+
Debito pubblico record in Italia, per la prima volta superiore ai 2mila miliardi di euro e pari a oltre 33mila euro a cittadino.

Il supplemento al bollettino di Finanza Pubblica pubblicato da Bankitalia rende note cifre allarmanti relative al debito pubblico in Italia, che alla fine di ottobre ha raggiunto quota 2mila miliardi di euro. Se a settembre la cifra era ferma a 1.995,1 miliardi, il mese successivo le stime segnalano 2.014,7 miliardi.

=> Debito pubblico al 126% del PIL

Un debito pubblico record, come segnala Bankitalia, considerando che per la prima volta ha superato la soglia dei 2mila miliardi e che le Pubbliche Amministrazioni centrali della penisola sono sempre più piene di debiti, al contrario di quelle locali che si è invece ridotto da 134,551 miliardi a 134,205 miliardi.

Altre cifre poco rassicuranti arrivano dal confronto con i dati della Banca d’Italia con le stime diffuse dall’Istat in merito alla popolazione residente: attraverso questo calcolo, infatti, si evince che il debito pubblico non solo ha subito un incremento superiore del 3% a partire dallo scorso gennaio, ma che a pagarne le conseguenze sono i singoli cittadini con oltre 33mila euro a testa.

=> Bankitalia: nel 2013 fine recessione

Stando ai dati Codacons la quota media di debito pubblico calcolata per nucleo familiare ammonta a 82.192 euro, un valore che ha scatenato numerosi commenti da parte del mondo politico. Per Renato Brunetta, ad esempio, la causa scatenante va ricercata nell’operato del Governo Monti: “Noi non l’avevamo fatto, non avevamo aumentato la pressione fiscale, questo governo l’ha aumentata. Questa è una delle ragioni di maggiore critica che noi rivolgiamo al governo dei tecnici, cioè quella di aver prodotto una spaventosa recessione“.

Bankitalia informa anche sull’ammontare delle entrate erariali, che dal mese di settembre al mese di ottobre sono lievitate da 22,7 miliardi a 29,6 miliardi (si parla di un aumento del 2,9% nell’arco dei primi dieci mesi dell’anno in corso).