«Gli ex manager della compagnia di bandiera devono rispondere non solo del fallimento dell’azienda, ma anche di migliaia di posti di lavoro bruciati». Insomma la bancarotta di Alitalia sta portando a diverse conseguenze per gli ex amministratori, i quali legali sono pronti a rivendicare la costituzione di parte civile nel processo per la compagnia italiana.
Il gip del Tribunale di Roma ha deciso di rinviare a giudizio sette ex manager di Alitalia, tra cui ci sono Francesco Mengozzi e Giancarlo Cimoli, ex ad presunti responsabili del fallimento della compagnia di bandiera, datato 2007-2008. Allora furono circa 4200 dipendenti a rimetterci, ai quali toccò la cassa integrazione. O almeno è quanto credono gli avvocati Enrico Luberto e Antonella Marrana, che seguono questo caso: «I nostri assistiti, impiegati all’aeroporto di Fiumicino, sono i rappresentanti delle migliaia di colleghi che nel tentativo di salvare la compagnia di bandiera, finirono in mezzo a una strada».
«Nelle udienze preliminari il giudice estromise la nostra istanza di costituzione di parte civile nel procedimento – spiega l’avvocato Luberto –, ma con il rinvio a giudizio cambia tutto e abbiamo intenzione di ripresentare la richiesta». Ciò potrebbe arrivare il 18 giugno, ovvero quando il processo prenderà ufficialmente il via.
I legali sono intenzionati a dimostrare che non ci sarebbe correlazione tra il fallimento di Alitalia e il danno subito dai dipendenti: si sarebbe trattato di casualità e non di responsabilità degli ex manager. Sperano pertanto che «il processo accerti le responsabilità di chi compì quelle pessime scelte per salvare il vettore tricolore, senza nemmeno riuscirci e in più bruciando migliaia di posti di lavoro. La futura sentenza potrebbe anche essere decisiva per le centinaia di ricorsi presentati ai tribunali del lavoro dai dipendenti ingiustamente licenziati», conclude l’avvocato Luberto.
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