Telefonate private in ufficio: è reato

di Teresa Barone

8 Maggio 2013 09:00

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Attenzione al numero di telefonate private che i dipendenti effettuano dall'ufficio: secondo la Cassazione scatta il reato di peculato d?uso.

Approfittare del telefono dell’ufficio per effettuare chiamate personali potrebbe costare molto caro, tanto da far parlare di reato di peculato d’uso, abuso d’ufficio e truffa. Una sentenza della Corte di Cassazione mette infatti nero su bianco i limiti per le telefonate private in ambito lavorativo.

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Secondo la Suprema Corte, infatti le telefonate in ufficio per motivi personali non solo sono reato, ma questo viene classificato come peculato d’uso e non semplice peculato ordinario.

Se nel secondo caso esiste la possibilità di rendere immediatamente la cosa di cui si è fatto uso, nel primo caso – stando a quanto affermato dall’articolo 314 del Codice penale – questa opportunità è praticamente nulla e non è possibile restituire gli “impulsi elettronici entrati a far parte del patrimonio della pubblica amministrazione”.

Per la Cassazione, tuttavia, gli estremi per una condanna sono validi se il numero di telefonate private è rilevante, e nel caso in cui le chiamate sono molto ravvicinate nel tempo.

Tra gli aspetti da valutare, inoltre, figura non solo il danno economico che deriva dal costo delle telefonate, ma anche dal tempo non dedicato allo svolgimento delle mansioni lavorative. Non meno importate è la tipologia contrattuale attivata in ufficio, come precisa la stessa Cassazione:

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«Il raggiungimento della soglia di rilevanza si realizza con la produzione di un apprezzabile danno al patrimonio della PA o con una concreta lesione della funzionalità dell’ufficio; eventualità quest’ultima che potrà assumere autonomo determinante rilievo nelle situazioni regolate dal contratto cosiddetto “tutto incluso”.»