Il Manifesto delle Giovani Classi Dirigenti

di Chiara Basciano

6 Agosto 2013 10:00

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I giovani dirigenti sollecitano a gran voce un cambiamento per far ripartire il paese.

«L’Italia necessita di un profondo ricambio generazionale e culturale delle classi dirigenti. Tutti gli studi in materia evidenziano che l’età media della nostra classe dirigente è generalmente superiore ai 60 anni, a differenza di quanto avviene nelle realtà socio-economiche oggi più dinamiche come Stati Uniti, Gran Bretagna e paesi BRICS. Se vogliamo che l’Italia recuperi il proprio ruolo sul piano della competizione internazionale occorre creare e aggregare nuove idee e nuove leadership tanto nelle attività economico-imprenditoriali, quanto in quelle politico-amministrative. Per innovare e modernizzare, il Paese deve necessariamente attingere a quello che possiamo definire il “potenziale inespresso” dei suoi trenta/quarantenni».

Così si apre il “Manifesto delle Giovani Classi Dirigenti”, un documento redatto dai rappresentanti dei Giovani Dirigenti Pubblici (Agdp), dei Giovani Manager privati (Federmanager), delle associazioni Concreta-Mente, Numeri Primi, Allievi Sspa e La Scossa, nel quale si sollecita a gran voce un cambiamento per far ripartire il paese, con proposte per quel che riguarda la riforma della Pubblica Amministrazione, il mercato del lavoro unito a un nuovo modello di welfare state, la modernizzazione del sistema scolastico e universitario e la promozione della ricerca, nonché la ripresa delle attività economiche.

Punti strategici per la crescita sono individuati nell’apertura alla concorrenza, nella semplificazione dei livelli istituzionali e delle procedure amministrative, nella spinta all’innovazione tecnologica, nel ridisegnare il ruolo del pubblico, negli interventi urgenti nella politica energetica e nel sistema fiscale. E ancora si parla di occupazione giovanile, per favorire la crescita del PIL.

Insomma, il gruppo di lavoro sembra avere indirizzi chiari da seguire, con l’idea ben chiara che dalle imprese potrà venire la ripresa economica, in particolar modo sapendo che la Pubblica Amministrazione sarà costretta invece ad un progressivo ridimensionamento anche per esigenze di recupero della produttività.