Il dipendente ha diritto al doppio risarcimento da parte dell’azienda che ha rescisso, ingiustamente, il suo contratto di lavoro e non ha provveduto al suo reintegro entro i tempi stabiliti. A rendere più grave la posizione del datore di lavoro, infatti, è l’età del lavoratore e lo stress causato dall’attesa.
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La Corte di Cassazione, con la sentenza 9073 del 2013, si è espressa a favore di un chirurgo cinquantottenne licenziato illegittimamente e non reintegrato per un lasso di tempo pari a 6 anni, al quale è stato riconosciuto il diritto di essere risarcito non solo per il danno patrimoniale ma anche per il danno non patrimoniale derivato dall’inattività forzata e dal forte stress provocato dall’impossibilità di reinserirsi nel mercato del lavoro.
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Secondo la Corte Suprema, infatti, il dipendente ha diritto a 35mila euro per il danno patrimoniale e 50mila euro come risarcimento per il danno personale provocato: «Il danno non patrimoniale emergeva da plurimi fattori: licenziamento a soli 58 anni; impossibilità di effettuare interventi presso la società dalla quale era stato licenziato; difficoltà di trovare altre occupazioni; stato di involontaria inattività; situazione di stress e disagio personale».
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