Niente tagli e nessuna formula matematica ma solo un principio base: la sobrietà. Questa è la ricetta proposta da Federmanager per regolamentare la spinosa questione relativa agli stipendi dei top manager pubblici, sui quali potrebbe abbattersi la scure del Governo Renzi.
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In merito all’ipotesi, che nasce nell’ambito della spending review e che nei giorni scorsi ha provocato alcune reazioni da parte dei possibili “protagonisti” dei tagli, come l’AD di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti, è intervenuto anche il presidente di Federmanager Giorgio Ambrogioni: «Occorre più sobrietà, a tutti i livelli. L’idea di mettere un tetto agli stipendi dei supermanager è improponibile, perché le aziende devono poter cercare sul mercato i migliori manager. Ma questi manager possono anche accontentarsi di retribuzioni più basse di quelle attuali.»
Per definire le retribuzioni dei top executive è sempre necessario, secondo Ambrogioni, rispettare alcune condizioni determinanti come la riduzione della parte fissa del compenso e la creazione di un legame tra la parte variabile e i risultati effettivamente conseguiti nel medio-lungo periodo.
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È sempre il presidente dell’associazione a sottolineare il lavoro svolto dai comitati di remunerazione presenti in tutte le grandi aziende.