Definire un dirigente ignorante rappresenta un gesto non punibile con il licenziamento. Lo afferma la Corte di Cassazione con la sentenza 14177/14 che ha come protagonista uno scontro verbale molto accesso tra un dipendente e il suo manager (precisamente “quadro direttivo funzionario di direzione aziendale”), apostrofato con parole poco lusinghiere.
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Dal punto di vista penale, infatti, il comportamento del lavoratore è condannabile come reato di ingiuria, tuttavia non può essere ritenuto sufficientemente grave da portare al licenziamento, soprattutto tenendo conto della situazione generale e dello stato emotivo del dipendente.
Se per i legali dell’azienda si è trattato di un “grave fatto di insubordinazione, ampiamente lesivo del prestigio del datore di lavoro”, per la Suprema Corte il dipendente versava in un “comprensibile stato di apprensione” dovuto a una situazione familiare poco serena.
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Secondo i giudici, quindi, non è stato un atto di ribellione nei confronti dei vertici aziendali.