Carta dei diritti di Internet: criticità per le imprese

di Floriana Giambarresi

5 Novembre 2014 14:00

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Nella Carta dei Diritti di Internet manca la valutazione di benefici e opportunità per imprese e dirigenti: eccone i dettagli.

Negli scorsi giorni ha preso il via la consultazione pubblica della Dichiarazione dei Diritti di Internet, ma sono emersi degli aspetti particolarmente preoccupanti per gli imprenditori, infatti manca la valutazione dei benefici e delle opportunità per cittadini e imprese. Questa la posizione del presidente di Confindustria digitale Elio Catania in merito alla Carta dei Diritti di Internet costituita presso la Camera dei Deputati.

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Si legge nello specifico che «il testo della Dichiarazione dei diritti di Internet è condivisibile per alcuni principi generali, ma presenta criticità, in particolare nell’impostazione di fondo, che ci auguriamo possano essere corrette a valle della consultazione pubblica appena avviata, alla quale la Federazione parteciperà». 

Secondo Elio Catania, è particolarmente preoccupante il fatto che la Carta dei Diritti di Internet «sottovaluti il ruolo di Internet come luogo di opportunità di crescita anche economica e trasformazione competitiva del Paese, intendendo la rete piuttosto come luogo di potenziali rischi da prevenire. È questo un approccio difensivo e limitativo per le imprese e per i cittadini. Il web oggi è il cuore tecnologico delle nuove intraprese economiche e dell’innovazione nel mondo e, quindi, anche in Italia. Dalle start up e i giovani, che trovano nella rete l’espressione tecnologica di nuove iniziative imprenditoriali e professionali, ai nuovi modelli di business, allo sviluppo delle infrastrutture di connettività, agli interessi del cittadino-utente, Internet è un complesso ecosistema in divenire. Occorre, pertanto, riuscire a valorizzare correttamente ciascun elemento, puntando a un giusto equilibrio fra evoluzione dei servizi, incentivi all’impresa e all’investimento, da un lato, e tutele dei diritti dall’altro».

La Camera dei Deputati dovrebbe pertanto agevolare le nuove opportunità che il Web offre alle imprese, valutando «l’adeguatezza degli strumenti stessi di protezione», ma anche non imponendo vincoli che limitano la crescita del business tricolore. 

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