Il Garante della Privacy dice no alla formazione della banca dati online che misura la reputazione virtuale delle persone sia fisiche sia giuridiche.
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Non sarà realizzato, quindi, il progetto inerente il monitoraggio del rating reputazionale elaborato da un gruppo di società al fine di garantire maggiore trasparenza e impedire recensioni poco veritiere. Un algoritmo specifico, infatti, avrebbe potuto assegnare ai soggetti monitorati un indicatore alfanumerico che misurerebbe in modo oggettivo l’affidabilità degli stessi in campo economico e professionale.
Per il Garante, tuttavia, si tratta di un’iniziativa che potrebbe compromettere la tutela della riservatezza dei dati personali soprattutto considerando l’enorme mole di informazioni raccolte (relative ai cittadini, agli imprenditori, ai clienti, ai liberi professionisti).
Le perplessità del Garante, come si legge nella newsletter del 28 dicembre scorso, riguardano anche:
«L’opportunità di rimettere ad un sistema automatizzato ogni decisione su aspetti così delicati e complessi come quelli connessi alla reputazione. Senza contare, infatti, la difficoltà di misurare situazioni e variabili non facilmente classificabili, la valutazione potrebbe basarsi su documenti e certificati incompleti o viziati, con il rischio di creare profili inesatti e non rispondenti alla identità sociale delle persone censite.»
Per l’Autorità, infine, le criticità sono rilevanti anche in tema di sicurezza e conservazione dei dati.
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