Dall’inizio dell’attività didattica molti dirigenti scolastici hanno dovuto gestire più reggenze, con un netto aumento del carico di lavoro, tuttavia la situazione dovrebbe migliorare con il tanto atteso concorso.
=> Come cambia il ruolo dei dirigenti scolastici
Selezione imminente, secondo quanto dichiarato dal Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli (il bando sarà pubblicato in GU dopo l’approvazione del Ministro dell’Economia).
Secondo l’ANIEF (Associazione Sindacale Professionale), tuttavia, ritiene che il numero dei posti messi a bando (1500) sia esiguo e non copra tutte le necessità anche perché vicino alle attuali reggenze.
Il concorso, secondo il sindacato, dovrebbe essere bandito per un numero di dirigenze pubbliche praticamente raddoppiato.
«Non riusciamo proprio a capire perché al Ministero dell’Istruzione si continui a ragionare su un concorso con posti messi sul ‘bilancino’ – afferma Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal -, poiché con i prossimi pensionamenti degli attuali presidi, da settembre ci ritroveremo con quasi 2mila scuole prive di capo d’istituto e altrettante reggenze, con gli istituti che continueranno a essere gestiti a distanza. Non facendo, quindi, nemmeno tesoro di quanto accaduto nel corso di quest’anno, con un Dirigente scolastico italiano su tre costretto a gestire fino a 20 plessi e 4mila alunni in cambio di un compenso aggiuntivo di 250-300 euro netti, che si aggiungono a quello iniziale di 2.400 euro. In pratica, quasi la metà di quanto guadagna un dirigente della PA.»
Per quanto riguarda i compensi dei dirigenti scolastici, inoltre, Pacifico sottolinea che:
«Non comprendiamo come si possa pensare di valorizzare la figura del preside della scuola pubblica continuando a fare economia sui suoi compensi, ma si eviti almeno di pensare di averne migliaia di meno di quelli necessari e indispensabili, tirando su paletti inutili e che ledono pure i diritti. Essendo, inoltre, l’età media degli attuali dirigenti scolastici decisamente alta, aprire ai precari, seppur storici, farebbe bene pure a tutto il comparto. La scuola italiana ha, infatti, bisogno di forze fresche e giovani.»
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