Rischia il licenziamento il dipendente che fa un uso smodato del pc aziendale, utilizzando la connessione Internet per scopi che esulano dall’attività professionale.
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Lo sottolinea la Corte di Cassazione con una sentenza recente (14862/2017), ribadendo come il licenziamento per giustificato motivo soggettivo debba essere considerato legittimo qualora un lavoratore abusi delle risorse tecnologiche aziendali (in particolare utilizzando la connessione Web per circa 45 ore complessive nell’arco di due mesi).
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La sentenza precisa, inoltre, che i controlli messi in atto dal datore di lavoro per verificare un comportamento illecito da parte del dipendente non hanno in alcun modo violato la regole previste dall’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori: non vi è stata, infatti, alcuna violazione della privacy del lavoratore in quanto i dati rilevati non rientrano tra quelli personali ma riguardano sostanzialmente i dettagli del traffico di connessione, senza alcun monitoraggio delle preferenze di navigazione.
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