Il sistema fiscale italiano penalizza le figure manageriali, sia in attività sia in pensione, che complessivamente versano mediamente più di 30mila euro di Irpef ogni anno nonostante rappresentino il 3% dell’intera popolazione: lo sottolinea il Presidente della Cida Giorgio Ambrogioni, come commento del report “Itinerari Previdenziali” inerente le dichiarazioni Irpef 2015.
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«I dati dimostrano che le tasse le paga davvero soltanto chi ‘dichiara’ i propri redditi. Un meccanismo ormai degenerato, perché da un lato è cresciuta l’area dell’esenzione e delle agevolazioni fiscali legate al reddito, spesso motivate da clientele e favoritismi elettorali, e dall’altro sono aumentate evasione ed elusione fiscale.»
Secondo Ambrogioni, il sistema attuale fa in modo che le risorse per il welfare vengano prelevate da chi è in regola con il fisco anche per sostenere economicamente coloro che non versano come dovrebbero.
«Le risorse per il welfare ‘allargato’ sono sempre meno e finiscono con l’essere prelevate in misura crescente laddove è più facile reperirle. Ovvero nel lavoro dipendente e nelle pensioni in cui i redditi dichiarati sono certificati dal sostituto d’imposta. Un sistema ormai perverso che non solo ‘incentiva’ a dichiarare il meno possibile per minori tasse e una più vasta offerta di servizi sociali legati al reddito, ma che colpisce in modo progressivo, con l’attuale curva degli scaglioni, stipendi e pensioni medio-alte impoverendo il ceto medio e livellando al basso il tenore di vita.»
La confederazione dei dirigenti, quadri aziendali e alte professionalità pubblici e privati, annuncia la prossima presentazione di una proposta di riforma che riguarda l’intero meccanismo fiscale, caratterizzata da nuovi scaglioni e nuove aliquote.
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