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HR e Welfare: azioni concrete contro il carewashing in azienda

di Anna Fabi

13 Dicembre 2024 10:03

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Le aziende investono in welfare e benessere dei dipendenti, che però spesso restano insoddisfatti: startegie e consigli per evitare il carewashing.

Indicazioni strategiche per imprenditori e manager che vogliono evitare il fenomeno del “carewashing“: li fornisce Zeta Service, azienda specializzata in HR, in risposta al dilagare di politiche “di facciata” per la cura dei dipendenti.

E’ un termine che ricalca l’ormai desueto greenwashing, per molto tempo utilizzato per definire politiche solo formalmente a favore della sostenibilità. Il carewashing è un po’ la stessa cosa: una discrepanza fra la retorica aziendale sulla cultura del lavoro e l’esperienza concreta dei dipendenti.

Ma come passare con successo dalla teoria alla pratica? Tra le azioni concrete suggerite ci sono le seguenti:clima di ascolto e coinvolgimento positivo; risposte mirate alle esigenze che vengono espresse; coerenza fra parola e azioni; impatto trasparente di tutte le iniziative aziendali; certificazioni sulle politiche di gestione del personale.

Il mercato del welfare aziendale

Il mercato del benessere dei dipendenti negli ultimi anni è progressivamente cresciuto. Secondo The Business Research Company, attualmente vale 69,92 miliardi di dollari e si stima raggiungerà i 95,78 miliardi nel 2028, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) dell’8,2% e un incremento di circa il 37% in quattro anni. Ma c’è un disallineamento tra le risorse stanziate e l’effettiva efficacia delle iniziative proposte.

Secondo un’indagine Gallup, la percentuale di lavoratori che a livello globale percepisce un sincero impegno dell’azienda verso il proprio benessere è crollata drasticamente, dal 49% nel 2020 al 21% nel 2024. Significa che il 79% dei dipendenti ritiene che la propria azienda non si preoccupi davvero del proprio benessere complessivo.

E sale il livello di emozioni negative quotidiane sul posto di lavoro, come stress (41%), preoccupazione (38%), tristezza (22%) e rabbia (21%).

I consigli di Zeta Service alle imprese

«Il benessere non solo influisce sull’engagement delle persone, ma ha anche un impatto diretto sulla performance complessiva dell’azienda», ricorda Marika Delli Ficorelli, Head of HR di Zeta Service.

La società ha sviluppato, con il supporto dell’Università La Sapienza di Roma, lo strumento Eleva People Value per l’analisi e il monitoraggio del clima aziendale. Dal suo utilizzo sono emersi dei consigli pratici che possono essere estesi a qualunque impresa.

  • Coerenza tra parole ed azioni: impegni e investimenti coerenti con i valori sui quali si fonda l’azienda;
  • coinvolgimento delle persone: clima di ascolto, valutazioni periodiche per comprendere le esigenze delle persone e monitorare l’impatto delle iniziative, iniziative di dialogo con collaboratori, clienti e fornitori sulle decisioni che riguardano benefit e servizi, ad esempio sondaggi, tavoli di lavoro e consulenze aperte;
  • impatto trasparente delle proprie iniziative: pubblicare dati dettagliati e report sui risultati delle iniziative;
  • risposte diverse a seconda dei bisogni: personalizzare la proposta di valore con iniziative customizzate, evitando risposte standardizzate su un’idea avulsa dal contesto e dal target di riferimento;
  • sviluppo di una leadership consapevole: programmi di formazione, prima sulle linee di leadership e a seguire sul resto della popolazione, per diffondere i valori sociali e ambientali;
  • progetti a lungo termine: impegnarsi in programmi di lungo periodo, con un impatto reale e sostenibile, evitando iniziative o promozioni legate a eventi specifici e trend del momento.
  • certificazioni e standard esterni da enti indipendenti: ad esempio, la ISO 9001 o la UNI/PdR 125:2022 per la parità di genere;
  • responsabilità e accountability: rendere responsabili le figure chiave per i risultati può aiutare a mantenere l’impegno e la trasparenza a lungo termine.

Marika Delli Ficorelli, head of HR di Zeta Service, propone un esempio: «promuovere un workshop sulla salute mentale nel quale vengono fornite indicazioni su come stabilire confini appropriati tra lavoro e vita privata e, al contempo, non monitorare i carichi di lavoro, inducendo le persone a sacrificare il proprio tempo personale per rispondere a scadenze serrate, mostra come un’iniziativa potenzialmente virtuosa, possa al contrario rivelarsi un boomerang per l’azienda che l’ha promossa».