Con la diffusione dello Smart Working è calato bruscamente il numero degli infortuni nel tragitto casa-lavoro, tuttavia questa nuova modalità agile non è esente da rischi per la salute. Lo ha messo nero su bianco l’indagine della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro “Salute e sicurezza sul lavoro nella pandemia: nuovi rischi e prospettive di evoluzione dei modelli di gestione”, realizzata nell’anno della pandemia.
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I nuovi rischi per la salute dei lavoratori agili riguardano la sicurezza dell’ambiente in cui si lavora e altre possibili criticità fisiche e psicologiche. Secondo l’indagine, infatti, i rischi sono potenzialmente legati a un ambiente di lavoro non a norma per quanto riguarda il rispetto delle normative minime di sicurezza impiantistica (elettrica, antincendio). Nel 2020, il 48,3% dei lavoratori in remoto ha inoltre evidenziato la comparsa di disturbi e problemi fisici legati all’inadeguatezza delle postazioni domestiche, ma a emergere sono state anche problematiche inerenti
- all’aumento dello stress collegato ai tempi di lavoro dilatati,
- all’ansia da prestazione (49,7%),
- all’indebolimento delle relazioni aziendali (49,7%),
- alla paura di marginalizzazione (47%)
- alla disaffezione verso il lavoro (39,9%).
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È evidente la necessità di un cambio di paradigma nell’affrontare i temi connessi alla sicurezza sul lavoro, anche in considerazione della capillarità della diffusione dei nuovi modelli organizzativi che interessano tanto la piccola che la grande impresa, ha spiegato Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi.
La sicurezza, prima che un adempimento, è un valore su cui investire, anche in tema di formazione. A tutti i livelli e per tutte le professionalità.