Chi non vorrebbe vivere nel best place to work, dove regna la serenità, le aziende sono attente alle persone e c’è perfino un manager della felicità? Queste sono solo alcune delle nuove tendenze nel mondo d’impresa: vivere bene e in un ambiente lavorativo sano e con sana competizione. Una mission nobile e lungimirante, ma ancora oggi molto spesso utopica. Ci sono contesti di lavoro in cui non è raro assistere ad episodi di “nonnismo” dove il manager senior difficilmente accetta l’audacia e la preparazione dei propri dipendenti. Menti brillanti spesso soggiogate e sottopagate perché junior. Più che di aziende in questi casi bisognerebbe parlare di caserme.
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Questi fenomeni potrebbero sembrare tipicamente maschili, e forse lo sono, ma certo non sempre. Sono tanti quelli che hanno come sfondo l’ambiente lavorativo: dal mobbing e bossing al “senioring“, in tutti i casi sfocia nello sfruttamento del lavoratore e nel suo mancato riconoscimento professionale. Un paradosso se si pensa che i giovani dovrebbero essere il futuro, ma in questa società dove il neoassunto ha difficoltà ad inserirsi e i junior a fare carriera – ostacolato da chi teme uno scavalcamento o per semplice ottusità – risulta più complicato farsi strada.
Fortunatamente ci sono le mosche bianche, sempre più numerose: aziende che investono tempo, energia e risorse affinché siano proprio i neo-inseriti a guidare la nave con un capitano al loro fianco a guidarli. Uno scenario tipico dei settori farmaceutico e tecnologico, quelli in cui si lavora meglio in Italia. Imprese che hanno visto crescere il fatturato e in cui i dipendenti si trovano a loro agio, collaborano, si fidano.
Secondo la classifica di “Great Place to work in Italy” sono proprio questi gli ambiti del lavoro sereno, dove regna la fiducia tra le persone che danno corpo all’impresa. Alcuni esempi: MSD Italia, American Express Italia e Abb Vie Italia. Aver cura del proprio capitale umano è sempre un fattore vincente.