Il processo di onboarding, o di socializzazione sul lavoro, è consequenziale alla fase di selezione di uno o più candidati. Dunque, è lo step finale del processo di recruiting, volto all’inserimento del nuovo dipendente in azienda. Ma quanto effettivamente le aziende sono pronte ad inserire personale rispettando le “buone norme” del processo di inserimento? Purtroppo, ancora oggi questo aspetto di fondamentale importanza non viene però seguito correttamente, in alcuni casi neppure applicato, e comunque sottovalutato. Tutte le aziende, invece, dovrebbero adottare un buon programma di onboarding e di induction training per aumentare la produttività e avere una migliore employee redemption.
Questa è la fase in cui la risorsa deve acquisire conoscenze e apprendere i comportamenti per diventare parte integrante della società, sia a livello organizzativo sia di cultura e clima aziendale; è la fase in cui il neo-assunto impatta con l’azienda attraverso un processo di inserimento che deve essere accompagnato e guidato.
Da non confondere con i processi di orientamento e formazione, pure importanti, che però sono più limitati nel tempo e finalizzati solo all’acquisizione di competenze, il processo di inserimento è un percorso più ampio che mira a dare al nuovo dipendente anche un’impronta riguardante l’organizzazione, la cultura e i valori aziendali.
L’obiettivo primario della fase di onboarding è quello di fornire alla nuova risorsa gli strumenti per essere pienamente operativa e integrata con la struttura aziendale, al fine di garantire una costante qualità delle sue performance nel tempo. Certamente, un buon inserimento in azienda comporta anche dei vantaggi per l’azienda stessa, ad esempio la riduzione del tasso di turnover e una maggiore redemption. È importante che il nuovo collaboratore si senta ben accolto e trovi un clima umano e di lavoro disteso. Ciò migliorerà l’immagine dell’azienda ai suoi occhi e lo farà sentire più disposto all’apprendimento e collaborativo. Tutto accompagnato da una buona dose di produttività.
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Dunque è importante seguire le fasi giuste per accogliere una nuova risorsa in azienda, dal processo di “benvenuto a bordo”, ad un tour guidato dell’azienda, ad un pranzo informale o pausa caffè per creare empatia, a un buddy come figura di riferimento a cui chiedere informazioni e spiegazioni (una sorta di mentor), un check di valutazione mensile.
Tra i nuovi trend HR infatti, c’è anche l’individuazione di un Buddy, letteralmente traducibile dall’inglese come “amico”, figura che affianca il nuovo dipendente durante i suoi primi mesi di lavoro, offrendogli da un lato supporto e orientamento per gli aspetti pratici, dall’altro incoraggiamento e indicazioni per un allineamento con i valori e la cultura aziendali.
Il tutto volto a creare un dialogo trasparente, empatia, motivazione e visione positiva del proprio lavoro. Quanti di voi hanno realmente incontrato Buddy in azienda? Forse pochi, ma di certo è un amico che in azienda dovrebbero avere in tanti.