Manager di se stessi: l’arte di lavorare con la testa e con il cuore

di Rosalba Mancuso

15 Giugno 2009 12:30

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Tramonta la figura dell'uomo cinico e rampante. Nel nostro tempo vincono i manager che comandano con il cuore. E intanto l'editoria fiuta il business pubblicando libri che svelano come diventare manager di se stessi

Chi ha detto che per diventare imprenditori o manager di successo, bisogna essere aggressivi e competitivi? Il modello di individuo rampante e privo di scrupoli è tramontato da un pezzo, sbiadito, come una lontana foto ricordo, di un mondo d’altri tempi. Oggi, in epoca di crisi, si riscoprono nuovi valori e l’aggressività fa posto all’assertività: quel particolare equilibrio emotivo che permette di entrare in relazione con gli altri, ponendosi allo stesso livello, senza gareggiare e senza entrare in competizione.

È questo il modello che deve imporsi allo stato attuale, come suggerito da operatori sociali, ma anche da una vasta letteratura dedicata al tema dell’essere  e del diventare “manager di se stessi”. Una scienza, una filosofia, una ideologia, chiamatela come volete, molto ricercata da uomini, donne, nel privato e nella vita professionale, che cercano di scoprire a tutti i costi l’arte di sapersi gestire, nella vita come nel lavoro. In poche parole, l’arte di saper stare al mondo. Questa  particolare arte la si impara solo vivendo, ma la conoscenza profonda di se stessi, dei propri bisogni, delle proprie emozioni, permette di realizzare quell’equilibrio che accresce l’autostima, rende efficienti e collaborativi, e produce risultati “profittevoli” in ogni ambito dell’esistenza.

Queste regole, semplici, ma fondamentali per vivere meglio, servono anche a chi il manager lo fa di professione. Un comportamento assertivo e collaborativo, in ambito aziendale, permette di ottimizzare i risultati e di migliorare il business, perché i collaboratori si sentiranno a proprio agio con un capo che valorizza le loro qualità, senza farli sentire inadeguati o dipendenti da lui. L’assertività del manager è suggerita da una vasta letteratura che evidenzia come la capacità di stabilire relazioni qualitativamente ottimali, porti, di conseguenza, ad ottimizzare i risultati.

Chiaramente, indispensabili, le doti comunicative, che abbinate ad un comportamento aperto, disponibile e coinvolgente, creeranno le basi per un ruolo manageriale di sicuro successo. Sconsigliati, invece, atteggiamenti di superiorità, supponenza o di freddezza  che incidendo in maniera negativa sulla compattezza dello staff e del lavoro di gruppo, rischiano di comprometterne anche i risultati. Un atteggiamento assertivo e positivo, definito anche intelligenza emotiva è frutto di una profonda conoscenza di se stessi, di un’elevata autostima, al contrario, come sostenuto anche in psicologia, gli atteggiamenti aggressivi e di superiorità, nascondono spesso, complessi di inferiorità.

La leadership si conquista, dunque, solo dopo aver conquistato se stessi. Il management di se stessi è ormai teorizzato, ovunque, tanto che l’editoria ha cominciato a coglierne le opportunità di business proponendo decine, centinaia, di libri rintracciabili sul web alla parola chiave, oggetto del nostro articolo. Ma anche senza business c’è chi ne riconosce l’indubbio valore. La Direzione per i servizi sociali della Regione Veneto, ha, infatti, realizzato un manuale per gli operatori delle tossicodipendenze dove si studiano tutti i comportamenti positivi ed assertivi del management di se stessi e degli altri, che possono permettere di ottenere risultati con soggetti colpiti da dipendenze e disagio. Gestirsi e saper gestire gli altri, dunque,  non solo con la testa, ma anche con il cuore, per ottenere risultati veri e non effimeri, nella vita e nel lavoro.